Il documento finale del Sinodo sui giovani, dal titolo ‘Gratitudine e incoraggiamento’, è finalmente diventato realtà, contenendo al proprio interno aspetti legati ad omosessualità, xenofobia e donne.
“È un momento difficile perché l’accusatore, tramite noi, attacca la madre e la madre non la si tocca”. “Noi tutti dobbiamo difenderla“, ha sottolineato Papa Francesco, al cospetto di un Sinodo che chiede alla Chiesa cattolica un’accoglienza nei confronti delle persone LGBT.
“Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi“. “In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo”. “In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé”.
Un punto assai combattuto, che non a caso ha registrato 65 voti contrari su 248 presenti.
“Esistono questioni relative al corpo, all’affettività e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale, da realizzare nelle modalità e ai livelli più convenienti, da quelli locali a quello universale. Tra queste emergono in particolare quelle relative alla differenza e armonia tra identità maschile e femminile e alle inclinazioni sessuali”. “A questo riguardo il Sinodo ribadisce che Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale. Ugualmente riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro orientamento sessuale”.
“Frequentemente la morale sessuale è causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna“, rimarca il Sinodo, con 43 padri sinodali che hanno votato contro queste parole. Ma la porta, dopo decenni d’attesa, è stata in qualche modo aperta.
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