Il governo delle Barbados ha annunciato di essere pronto a “riconoscere una forma di unioni civili per le coppie dello stesso sesso”, ma solo se sarà votato dai cittadini. La governatrice Sandra Mason ha ufficializzato il tutto nel corso di un discorso pubblico, affermando che “il mio governo non consente alcuna forma di matrimonio tra persone dello stesso sesso e sottoporrà la questione a un referendum popolare”.
“Se vogliamo essere considerati tra le principali nazioni progressiste del mondo”, ha continuato la governatrice, “le Barbados non possono permettersi di perdere il proprio posto di leadership internazionale nè la loro reputazione. Così come una società tollerante come la nostra non può permettersi di essere inserita nella lista nera per violazioni dei diritti umani e civili o discriminazioni riguardo al modo in cui trattiamo la sessualità e le relazioni umane. Il mio governo accetterà il voto popolare. Il mio governo farà la cosa giusta, sapendo che anche questo attirerà polemiche. Allo stesso modo, la nostra speranza è che, con il passare del tempo, i cambiamenti che proponiamo ora entreranno a far parte del tessuto del nostro Paese in materia di diritto, diritti umani e giustizia sociale”.
Esattamente due anni fa si è tenuto il primo storico Pride alle Barbados, a Bridgetown, capitale dell’isola. Il capitolo 154, sezione 9 della legge di Barbados sui reati sessuali criminalizza ancora oggi la sodomia. La pena è l’ergastolo e, per quanto la legge sia raramente applicata, ancora esiste.
Nel luglio scorso Mia Mottley, premier di Barbados, aveva ufficialmente invitato anche le coppie gay in riferimento ad un programma finanziato dal governo di ospitalità per 12 mesi per lavoratori stranieri in smart working, al grido “basta discriminazione, accogliamo tutti”.
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