La più bella coppia lesbica (almeno sul grande schermo) vista al Festival Gay di quest’anno è indubbiamente quella formata dalle magnifiche Lily Taylor e Courtney Love (vedova Kobain) nella divertente commedia romantica ‘Julie Johnson’, evento speciale che porta la firma di Bob Gosse, regista di quel ‘Niagara Niagara’ la cui bella protagonista, Robin Tunney (che tra l’altro è sua moglie) fu premiata a Venezia con la Coppa Volpi.
La Taylor è la Julie del titolo, casalinga frustrata con due figli e marito vessatore, una passione per astronomia e computer e una voglia sfrenata di fuggire il noioso tran tran domestico. Dopo una sfuriata col marito ospita in casa la bellissima amica Claire che conosce dai tempi della scuola e che è anche lei in fuga dal suo uomo: nascerà così un’intensa storia d’amore minata unicamente dalle incertezze di Claire che non accetta il suo cotè lesbico. Interpretazioni di gran classe e sfrenato divertimento: quando bastano due bravi attori per fare un buon film.
Comparsata vip per Boy George nel finale di uno dei più riusciti film del concorso, ‘I love you baby’ degli spagnoli Alfonso Albacete e David Menkes, già vincitori del Festival Gay nel 2000 con ‘Sobrevivirè’. Commedia degli equivoci romantica, racconta dei tentativi di Daniel, attore di talento che non riesce a sfondare, di riconquistare l’indeciso Marcos che ha trovato lavoro a Madrid nel bar dello zio e ora sta con un’immigrata dominicana, Marisol. Così si traveste da donna, diventa amico di Marisol e tenta (invano) di sottrarglielo. Ma nel suo futuro lo aspetta nientemeno che il suo idolo di gioventù Boy George. Gli spagnoli confermano la loro dote naturale (e in parte inevitabilmente ereditata dalla lezione almodovariana) per la commedia leggera ma ricca di quello slancio palpitante per le cose d’amore che li rende assolutamente inconfondibili.
Possibilità multiple e varianti combinatorie (sempre d’amore) in due film in concorso: ‘Drift’ del nippoamericano Quentin Lee e ‘Amori possibili’ della brasiliana Sandra Werneck. Nel primo e più riuscito, girato in video e trasposto poi su 35 millimetri, la conoscenza di un ragazzo a un party pone un’alternativa nel rapporto logoro tra Ryan e Joel: come in una sorta di ‘Sliding Doors’ in chiave gay il regista analizza tre possibili evoluzioni del rapporto. Tre storie distinte ma con lo stesso protagonista sono al centro di ‘Amori possibili’: a partire da un appuntamento mancato al cinema (in cui proiettano proprio ‘Amori possibili’) si snodano le vicende di Carlos prima marito fedifrago, poi gay con un figlio e infine etero sciupafemmine che si rivolge a un’agenzia per cercare la donna perfetta. Attori bravi ma stile un po’ sciatto.
Invasione di dark con giubbotti di pelle nera, catene borchiate e trucco pesante per il puerile ‘Gypsy 83’ di Todd Stephens in cui la coppia formata dalla sovrappeso Gypsy e dal diciottenne Clive intraprendono un viaggio dall’Ohio fino a New York per partecipare a un concorso per le sosia di Stevie Nicks. Balli nei cimiteri, sfrenata profusione di candele e kajal nero, grande musica dei Cure, Siouxsie and the Banshees e Bauhaus (e dei Cure si sentono la rara e splendida ‘All cats are grey’ ma anche la più recente ‘Doing the Unstuck’ contenuta nell’album ‘Wish’) e una giusta rivalutazione di un movimento chiave degli anni ’80 spesso trascurato anche dai più appassionati Ottantisti.
Due parole infine per l’interessante documentario ‘Fuori nella natura: il comportamento omosessuale nel regno animale’ di Jessica Menendez, Stéphane Alexandresco e Bertrand Loyer, presentato su vari canali internazionali come il National Geographic e la BBC. Veniamo a scoprire che più di 400 specie animali mostrano un’attività omosessuale non giustificabile semplicemente come ripiego per mancanza dell’altro sesso. Che l’8 per cento dei moscerini della frutta sono gay e con una modificazione genetica è possibile rendere qualsiasi moscerino gay e creare orge di insetti che si accoppiano l’uno con l’altro in circolo (!) – ma si dichiara impossibile, per la complessità del suo genoma, individuare nel genere umano un fantomatico ‘gene dell’omosessualità’. Una specie di gibboni, i banobi, è pansessuale, fa sesso in continuazione senza distinzione fra maschio e femmina. Nella savana, alcune gazzelle dimostrano un comportamento sessuale lesbico ‘radicato’.
Alcune anatre allevano i piccoli in famiglie allargate formate da due maschi e una femmina, garantendo maggiore protezione alla nidiata. Nelle profondità oceaniche sono frequenti gli accoppiamenti gay tra polpi.
Alcuni delfini maschi stanno insieme per tutta la vita.
Natura docet.
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