No ai gay, no ai neri. Sono queste le richieste dei tifosi dello Zenit San Pietroburgo, in un comunicato diffuso dal gruppo di ultras Landskrona. "Non siamo razzisti – dicono -. Per noi, l’assenza di giocatori di colore nello Zenit è una tradizione importante che evidenzia l’identità della società e nulla più", spiegano in riferimento ad un recente acquisto di un giocatore brasiliano. "Noi, in quanto società settentrionale di un’importante città europea, non abbiamo nessun legame con la mentalità africana, sudamericana o australiana", affermano ancora. Il passaporto e il colore della pelle non sono gli unici ‘criteri’ che i tifosi prendono in considerazione. "Siamo contrari alla presenza di rappresentanti delle minoranze sessuali", è la formula utilizzata per chiudere le porte del club ai gay.
Lo Zenit, allenato dall’italiano Luciano Spalletti, si è dissociato dal documento anche attraverso le parole di Spalletti. "La tolleranza è la capacità di comprendere e accettare la diversità. Essere tollerante – dice il tecnico toscano – significa anche lottare contro ogni forma di stupidità". Lo Zenit, proprio per contrastare i comportamenti riprovevoli di alcuni fans, è impegnato in una serie di iniziative in collaborazione con le autorità cittadine. "Posso garantire che farò il possibile per aiutare chi cerca di spiegare alla gente cosa sia la tolleranza e quanto sia importante rispettare la cultura e le tradizioni di tutti – prosegue Spalletti -". Quanto a San Pietroburgo, Spalletti è stato accolto benissimo. "La gente è sempre stata apertissima. Se ci si comporta bene, San Pietroburgo si prenderà cura di te in maniera splendida. La città è accogliente e pronta a ogni tipo di esperienza. Allo stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che San Pietroburgo è una città ricca di storia ed è pronta a difendere le proprie tradizioni". Non una parola, invece, a proposito della legge omofoba che proprio a San Pietroburgo vieta il coming out davanti a minorenni.