È stato accolto piuttosto tiepidamente l’attesissimo Matthias et Maxime di Xavier Dolan, ottavo lungometraggio dell’acclamato (ex) enfant prodige del cinema québecois, presentato ieri in concorso al 72esimo Festival di Cannes. La critica è freddina: il Daily Telegraph parla del film “più convenzionale di sempre per Dolan” mentre Screen International lamenta di “essere privo di un centro”. The Guardian premia “la tenerezza e gentilezza” di Matthias et Maxime mentre per Variety “è un ritorno alle radici pieno di rammarico”. Solo quella italiana è però particolarmente spietata: Federico Pontiggia di cinematografo.it lo stronca parlando di “attore insostenibile, puerile come regista”.
La storia è nota: Matthias (Gabriel D’Almeida Freitas) e il suo migliore amico Maxime (Xavier Dolan con una grossa voglia rossa sul viso) si baciano per le esigenze di copione di un’amica instagrammer che sta realizzando un cortometraggio. Da quel momento il loro rapporto non sarà più lo stesso, ed entrambi inizieranno a chiedersi qual è la vera natura del sentimento nei confronti dell’altro. Ma Maxime è in partenza per l’Australia dove dovrebbe stare due anni mentre Matthias è un avvocato fidanzato con una ragazza. Le conseguenze del bacio comprometteranno il rapporto con tutti gli altri membri del gruppo di amici.
“Questo film non è una fantasia – ha spiegato Dolan oggi in conferenza stampa – al contrario, le persone che vedere qui sono i miei migliori amici. Ho scoperto il senso di amicizia attraverso un gruppo di compagni. Per preparare i ruoli, ci siamo incontrati più volte come gruppo. Io volevo che tutti fossero molto naturali nel parlare. Abbiamo provato a cambiare qualche dialogo e le riunioni sono a volte diventate dei party.”
“È un film di transizione – continua il regista canadese – ho trent’anni e sono alla fine di un decennio passato qui a Cannes. Vittorie, fallimenti, conoscenze, un periodo molto ricco psicologicamente e intellettualmente. Questo film non è solo un mix dei film precedenti ma esplora qualcosa di nuovo, un’altra parte di me. È importante navigare, esplorare altre zone, provare nuove cose. Apre un nuovo capitolo della mia vita, apre i miei trent’anni. In realtà non ha nulla in comune coi miei film precedenti. Mi hanno detto che ci sono madri e omosessualità. Questo film non è gay, è vita. Non parliamo di film in quanto eterosessuali. È amore, non amore gay. È soprattutto un film sull’amicizia. Non è una versione gay di qualcosa visto prima”.
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