La CEI all’attacco: “Non occorre una legge contro l’omotransfobia”

Secondo i vescovi, esiste già una legge simile. In realtà, è voler ignorare un'emergenza.

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Vaticano, tra vescovi e omotransfobia
4 min. di lettura

Non serve una nuova legge. Questo è il senso della nota che la CEI ha diffuso oggi, riguardo la legge contro l’omotransfobia che dovrebbe arrivare alla Camera nel mese di luglio. Secondo quanto riportato dal messaggio dei vescovi, le discriminazioni di ogni tipo sono condannabili, comprese quelle derivate dall’orientamento sessuale.

Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini. 

Ma poi, arriva la svolta, spiegando che ci sono già delle leggi che puniscono questo reato, e non serve di conseguenza un nuovo testo.

Un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.

La CEI è preoccupata per la libertà di opinione

Parla di derive liberticide, in cui non si potrà dire che una famiglia deve essere composta da una donna e un uomo.

Inoltre, spiega:

Non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte.

Come a dire che le decine di aggressioni omofobe avvenuto lo scorso anno non sono nemmeno da considerare. E secondo la CEI, basta promuovere “l’impegno educativo  nella direzione di una seria prevenzione”, per “contrastare ogni offesa”. Niente di importante, dunque, una legge che tuteli le minoranze, secondo la CEI.

Le reazioni

Una prima dichiarazione arriva dalla 5s Francesca Businarolo, Presidente della commissione Giustizia della Camera

Sono molto sorpresa dalla reazione dei vescovi contro la legge sull’omotransfobia che stiamo discutendo in commissione. Affermare, come fanno i vescovi italiani, che esistono già adeguati presidi per contrastare questo fenomeno significa non voler prendere atto di una dura realtà di discriminazione nei confronti della quale noi sentiamo la responsabilità politica ed etica di intervenire.

Critiche anche da parte di Alessandro Zan, relatore della proposta di legge:

Sorprendono le critiche della Presidenza Cei alla legge contro l’omotransfobia, il cui testo unificato ancora non è stato depositato e su cui stiamo ancora lavorando. Lo ripeto per l’ennesima volta a scanso di fraintendimenti: NON verrà esteso all’orientamento sessuale e all’identità di genere il reato di “propaganda di idee” come oggi è previsto dall’art. 604 bis del codice penale per l’odio etnico e razziale.

Dunque nessuna limitazione della libertà di espressione o censura o bavaglio come ho sentito dire in questi giorni a sproposito.  Il testo base contro l’omotransfobia che tra pochi giorni verrà adottato in Commissione Giustizia della Camera interviene sui reati di istigazione a commettere atti discriminatori o violenti e sul compimento di quei medesimi atti per condotte motivate dal genere, dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. E estende ai reati comuni commessi per le stesse ragioni l’aggravante prevista dall’articolo 604-ter. Nulla di più, ma neanche nulla di meno.

Stiamo parlando infatti di vittime vulnerabili e che proprio per questo necessitano di una tutela rafforzata. Stiamo parlando di storie di ragazzi che vengono picchiati per strada solo perché si tengono per mano o che vengono aggrediti, bullizzati e uccisi solo per il loro orientamento sessuale o la propria identità di genere. Non si tratta dunque di una legge contro la libertà di opinione, ma di una legge che protegge la dignità delle persone. La mancanza di una legge contro l’omotransfobia in Italia ci colloca agli ultimi posti in Europa per accettazione sociale delle persone lgbt+. Questo stato delle cose non è più accettabile per un paese civile.

Il faro delle nostre riflessioni sono le parole del presidente Mattarella secondo cui ogni discriminazione motivata dall’orientamento sessuale oltre a ledere i diritti umani, viola il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione. Non c’è più tempo.

Addolora ma non sorprende ritrovare la CEI sulle barricate di chi contrasta ogni ipotesi di legge per tutelare dall’odio e dalla violenza le persone lgbti, specie giovani e giovanissime“: Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, ha  così ribattuto a muso duro alle posizioni della CEI sulle proposte di legge contro l’omotransfobia. “Lo spauracchio della legge liberticida o del reato di opinione, del tutto infondato, impallidisce dinanzi alla quotidianità martellante dell’odio e della violenza di origine omotransfobica. L’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale a non avere legislazioni a prevenzione e contrasto di questi fenomeni e questo è il motivo per cui siamo in coda in ogni classifica europea. Le forze politiche hanno il dovere di dare una risposta alle tantissime persone che hanno subito e subiscono violenze, approvando un testo di legge efficace e concreto, che cominci finalmente ad aggredire il fenomeno. E hanno il dovere di farlo tenendo la CEI fuori dalla porta, stigmatizzandone la scompostezza e il tentativo bieco di eterodirezione e ristabilendo i principi della nostra Carta costituzionale. Già in passato, le gerarchie ecclesiastiche si sono schierate clamorosamente dalla parte dei violenti, coprendo crimini agiti spesso proprio da chi vestiva l’abito talare. E la storia ci ha mostrato che i pastori che proteggono i violenti fanno estinguere il gregge. L’auspicio è che le parti più sane delle istituzioni cattoliche quelle che combattono veramente la violenza, sappiano correggere questa deriva e smentire nei fatti le parole dei vescovi“.

Critiche anche da parte di Daniele Priori, segretario nazionale di GayLib: “La Conferenza Episcopale Italiana si ostina a non voler riconoscere i cittadini lgbt ne’ come beneficiari di diritti civili e nemmeno come vittime di violenza. L’entrata a gamba tesa dei vescovi nel dibattito parlamentare in corso in Italia sulla legge contro l’omotransfobia e’ latrice del solito oscurantismo clericale che permane nonostante le aperture mediatiche di Papa Francesco e scorretta nell’analisi dei testi di legge che, proprio memori dei precedenti dibattiti, non toccano minimamente questioni come la liberta’ di opinione ma cercano al massimo di prevenire l’istigazione all’odio contro le persone lgbt che, fino a prova contraria, non dovrebbe essere considerata una opinione legittima nemmeno in ambito ecclesiastico“.

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Franzc Dereck 10.6.20 - 23:04

Sarebbe proprio auspicabile , come già letto in questo sito , accogliere l'invito a manifestare , in sicurezza , per dare sostegno alla legge in argomento. Almeno quelli che vivono a Roma e che pensavano di partecipare al Pride potrebbero farlo.

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