A pochi giorni dal monito della Corte Costituzionale, che ha chiesto alla politica italiana di fare leggi a tutela dei bimbi delle famiglie arcobaleno, da Torino arriva una storia che rimarca l’urgenza di un intervento. Anna, intervistata da LaRepubblica, ha raccontato quanto capitatole dopo la rottura con la compagna, come lei mamma delle due figlie, con conseguente guerra legata all’affido, come avviene da sempre in milioni di famiglie ‘tradizionali’. Una separazione tutt’altro che pacifica, tant’è che Anna non riesce a vedere le sue amate bambine, partorite dall’altra donna.
Non vedo le mie figlie da ottobre. Durante tutto lo scorso anno le ho incontrate complessivamente per non più di venti ore. E la cosa più dolorosa è che la mia ex può fare tutto questo senza infrangere alcuna legge perché per la legge io non esisto. Mi hanno portato via quattro anni della vita con le mie figlie, che adesso hanno 9 e 13 anni. E di questo non faccio una colpa alla mia ex, ma alle istituzioni. Noi due non riusciamo ad avere un dialogo, non riusciamo a trovare un accordo: non saprei dire come, non siamo riuscite a gestire una separazione consensuale e siamo arrivate al conflitto. Ma questo è quello che accade anche a molte coppie eterosessuali. La differenza è che per loro interviene un tribunale che decide le modalità della separazione, dell’affido, delle visite e del sostegno economico. Nel mio caso se io mi rivolgo a qualcuno quello mi chiede: tu chi sei? Perché io non esisto, nonostante abbia vissuto il momento del concepimento e abbia seguito la gravidanza della mia compagna, nonostante abbia assistito al parto e abbia tagliato il cordone ombelicale delle mie figlie.
Una storia drammaticamente reale, che rilancia ancora una volta la necessità di un intervento del legislatore, affinché questo genitori ‘arcobaleno’, padri e madri a tutti gli effetti, non siano più considerati fantasmi. “A scuola, per fare un esempio, avevo bisogno di una delega per prendere le mie figlie, come fossi una babysitter“, continua Anna a LaRepubblica. “Così come mio padre non è mai stato riconosciuto legalmente come nonno. E se la mia ex dovesse mancare, le mie figlie sarebbero orfane, quando una famiglia invece ce l’hanno”. “Noi esistiamo, non possiamo essere ignorate. Nel momento in cui decidiamo di avere dei figli ci apriamo alla circostanza che ai giardinetti i nostri figli chiamino mamma tutte e due le donne che sono con loro o papà entrambi gli uomini. La gente lo nota, non sono cose che passano inosservate. E noi, nella nostra esperienza, non abbiamo avuto alcuna difficoltà. La società è pronta: la mia zia novantenne quando sono nate le bimbe ha ricamato le bavette”.
Una dolorosa storia che Simone Pillon, senatore leghista ossessionato dalla comunità LGBT e dalle famiglie arcobaleno, è riuscito nell’impresa di deviare, sporcandola con commenti gratuitamente omofobi. “Coppia di lesbiche litiga, e due figlie, prima deprivate del padre, ora diventano oggetto di contesa“, scrive Pillon sui social. “Tutto il mondo è paese. Come dimostra questa triste vicenda, il problema non sono i maschi cattivi e le femmine buone o viceversa, ma l’uso strumentale dei figli, trattati come bambolotti e usati come mezzo per cercare la propria felicità. I bambini, tutti i bambini, non sono strumenti per curare le nostre ferite affettive, o peggio ostaggi da usare nelle guerre tra adulti. Sono persone, e hanno il diritto di crescere con la loro mamma e il loro papà. La legge c’è, e vieta l’utero in affitto e la compravendita di gameti. Se tutti la rispettassero non avremmo questi problemi“.
© Riproduzione Riservata
Purtroppo si vive in un Paese incapace di proteggere chi più ne ha bisogno! La madre non biologica può solo consolarsi , se i rapporti con la sua ex sono a questo livello, con l’aver evitato di dovere vivere alla Caritas per pagare il mantenimento , come capita non tanto di rado!
Questione perniciosa…Quando lo stato non riesce ancora ad arrivare(o arrivarci)ad una sentenza,resta solo la consapevolezza di una madre verso l’altra;troppo semplice da dire quando una famiglia si frattura e passare a vie legali e’ una costrizione che puo’ pacificare.Sperando che la madre affidataria abbia riguardi verso l’ex compagna, rendendosi conto di come si puo’ star male senza una parte di sé.