Coronavirus: la politica ha dimenticato i sex worker, si rischia una rivolta?

Sex worker sul piede di guerra contro la politica e lo Stato, che ha "dimenticato" i lavoratori e le lavoratrici sessuali, ora completamente soli.

sex worker
2 min. di lettura

E’ una situazione drammatica quella che stanno vivendo i sex worker. Il Coronavirus ha colpito chiunque, chi più e chi meno duramente. Le prostitute sono coloro che stanno perdendo più di tutti. Non riconosciute dallo Stato, in costante pericolo, e ora senza nemmeno i soldi per sopravvivere. 

Con la pandemia di Covid 19 e i decreti legge del Governo che impone di restare a casa se non per comprovate necessità, anche la prostituzione ha subito una brusca battuta d’arresto, che ha naturalmente portato alla disgrazia migliaia di persone. L’appello affinché si pensi anche ai sex worker arriva da una rappresentante del Comitato per i diritti civili delle prostitute, Pia Covre, la quale ha spiegato all’Adnkronos:

Non fermatevi a giudicare. Aiutate chi ha più bisogno di voi. Insieme alle organizzazioni anti-tratta e ai collettivi di sex worker lanceremo una raccolta fondi sulla piattaforma “Produzioni dal basso” intitolata Covid 19, solidarietà immediata per le sex worker più colpite dall’emergenza.

Le donne che si prostituiscono, infatti, sono state abbandonate dalla politica e senza tutele per il mancato riconoscimento della professione di lavoratrice sessuale e sull’orlo del baratro di una povertà estrema“.

Situazione tragica per le trans di Napoli costrette a diventare sex worker

La situazione rischia di sfuggire di mano se non ci saranno interventi da parte della politica. A suonare l’allarme è Loredana Rossi, vicepresidente di Atn (Associazione Transessuale Napoli), che denuncia all’Adnkronos una sofferenza non indifferente, che presto porterà a una rivolta  in piazza.

Dicono: meglio morire di malattia, che come i topi, che di fame.

Stessa cosa da parte della trans napoletana Gabriele Iovio:

Dobbiamo restare chiusi per evitare di morire? Ma cosi moriamo lo stesso!

Sono moltissime le persone trans che sono costrette a prostituirsi per guadagnare qualche soldo solo per sopravvivere. Il mercato del lavoro è tragicamente difficile per questa categoria, discriminata dai datori di lavoro e dai pregiudizi. E’ anche doveroso e ancora oggi necessario sottolineare come trans non sia sinonimo di prostituzione, stereotipo che dovrebbe essere debellato già da molti anni.

In campo anche Certi Diritti per un aiuto

Certi Diritti, a fianco delle associazioni di categoria, si è attivata per contribuire a risolvere questa situazione. In un documento, richiedono al Governo:

l’istituzione di misure di sostegno economico ai lavoratori sommersi del sex work, la regolarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori sessuali migranti, misure per fronteggiare l’emergenza abitativa delle e dei sex worker, la sospensione delle sanzioni per il contenimento degli spostamenti ai soggetti che possono dimostrare di non poter ottemperare alle normative per cause forza maggiore, la liberazione per le persone recluse nei CPR.

Il documento è disponibile sul sito ufficiale dell’associazione.

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rosario_ferrara 8.4.20 - 0:24

ma ci stiamo prendendo in giro da soli? il mercato sessuale italiano era per anni stato prevalentemente telefonico, tanto che la sip-telecom si doveva inventare prefissi appositi, 166 e 899, e tariffe speciali nella telefonia mobile con ricariche telefoniche al rispondente... sono stati i clienti, per evitare clonazioni o spionaggio da parte di familiari, a chiedere la disabilitazione di alcuni prefissi... ma le linee sono ancora a disposizione....

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