Tra poche ore prenderà vita il primo voto legato alla legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo alla Camera dei Deputati. Ancor prima degli oltre 800 emendamenti presentati dalle opposizioni, il DDL Zan dovrà passare le forche caudine delle due pregiudiziali di costituzionalità a voto segreto volute da Lega e Fratelli d’Italia. La maggioranza, almeno a parole, si dice certa di poterle superare, perché coesa in favore della legge, ma è chiaro che dinanzi al voto segreto tutto è davvero possibile.
Nel dubbio Giorgia Meloni è tornata a cavalcare l’ormai celebre cavallo del benaltrismo, perché quando si parla di diritti LGBT c’è sempre qualcosa di più utile, urgente, necessario da dover fare.
Le priorità di PD e M5S per combattere l’epidemia e aiutare il tessuto produttivo: arriva in discussione in aula al Parlamento la legge sull’omotransfobia. Poi sarà la volta di quella sullo Ius soli. Il resto può aspettare, tanto mica stiamo vivendo una crisi economica epocale…
Come se il dibattito sulla legge contro l’omotransfobia non sia già stato rinviato più e più volte, negli ultimi decenni. Come se il governo proprio oggi, e prima di affrontare il DDL Zan, non darà il via libera ai 5 miliardi di aiuti immediati per le attività e aziende colpite dall’ultimo DPCM. Come se le persone LGBT, le donne vittime di violenza e i disabili, non rientrassero nel tessuto sociale ed economico di questo Paese. Come se non siano proprio le destre, con due pregiudiziali di costituzionalità e quasi 900 emendamenti presentati, ad allungare i tempi di approvazione in una Camera che vede la maggioranza abbastanza solida.
Arcigay, per bocca di Gabriele Piazzoni, segretario generale, ha chiesto al Governo di tenere la barra dritta.
Inizia oggi il dibattito in aula della legge contro omotransfobia e misoginia: deputate e deputati sono chiamati ad esprimersi tramite voto segreto sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle destre. È auspicabile che la maggioranza compattamente e rapidamente superi questo ostacolo. Già in passato è successo che le proposte di legge contro le discriminazioni delle persone LGBTI venissero bloccate con questo meccanismo, adombrando incompatibilità costituzionali ridicole e prive di fondamento. La Camera dei Deputati deve respingere senza tentennamenti queste richieste e vogliamo sperare che la scelta del voto segreto, irrituale per le questioni di natura tecnica, non offra l’occasione a chi di una legge che tutela dalle discriminazioni non vuole sentire parlare di utilizzare l’anonimato per dare libero sfogo alla propria omofobia e ai propri pregiudizi. La Camera superi questo ostruzionismo e si dedichi alla discussione di merito sul testo di legge, per approvare rapidamente la legge nella formulazione più concreta ed efficace possibile. Questo provvedimento è atteso da decenni: il nostro Parlamento si mostri all’altezza di questo appuntamento con la storia.
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Quindi prima gli italiani significa prima gli etero mentre i gay vanno in fondo alla fila coi migranti? ma che sorpresa?!