Ennesima giornata convulsa, quella vissuta ieri in commissione giustizia al Senato. Il presidente leghista Andrea Ostellari, auto-proclamatosi relatore del DDL Zan per quanto contrario alla sua approvazione, ha infatti accettato di ‘congiungere’ il DDL presentato dalla destra al DDL già approvato alla Camera. Peccato si sia poi rifiutato di far votare sull’abbinamento. Inevitabili le polemiche.
“È stata una forzatura e uno strappo al regolamento“, ha tuonato Monica Cirinnà. “E poi per ottenere cosa? Tanto a giugno se si va avanti con l’ostruzionismo della Lega porteremo in aula direttamente la discussione e a quel punto il testo base sarà il ddl Zan. Il ddl Ronzulli-Salvini è irricevibile, vedrete che non si allungheranno i tempi. Non lo permetteremo“.
Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo Pd al Senato, ha rilanciato la previsione di Monica Cirinnà, con lo sbarco in aula al senato nel mese di luglio; “Non è finita. Adesso vediamo, noi pensiamo che oggi si dovesse votare e abbiamo proposto che i testi fossero disgiunti e che la commissione sia sovrana. Il presidente non ha voluto votare e verificheremo la legittimità di questa cosa. Abbiamo chiesto anche che vengano fissati tempi certi con l’impegno di arrivare a fine giugno a chiudere la discussione generale per adottare un testo base e andare in aula. Il presidente si è riservato di decidere, vedremo giovedì il calendario che ci verrà proposto e decideremo”.
Dal canto suo, Andrea Ostellari ha respinto qualsiasi critica: “Mi spiace per chi grida allo strappo, dimostrando una certa ignoranza delle regole. O, peggio, la volontà di trasgredirle. Oggi ho applicato l’art. 51 del regolamento e ho abbinato il ddl Zan con il ddl Ronzulli-Salvini. Basta bugie, basta pretendere scorciatoie. Proseguiamo il dibattito serenamente. In democrazia si fa così“. Che sia Ostellari a riempirsi la bocca della parola ‘democrazia’, dopo aver tenuto in ostaggio il DDL perché evidentemente spaventato dal ‘voto’ dei senatori e dall’eventuale approvazione della legge Zan, fa alquanto sorridere.
Nel dubbio, la Lega ha pronte centinaia di migliaia di emendamenti per rallentare ulteriormente l’iter, dopo aver presentato 100 audizioni in Commissione. Un’enormità. Tra le tante spiccano Platinette, Spirlì e il segretario della Cei monsignor Stefano Russo. Cosa fare dinanzi a cotanto teatrino?
Sbarcare in aula senza relatore, con tutti i rischi che ne seguono.
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