DDL Zan, Stefano Zecchi ci mette dentro anche la pedofilia: l’inaccettabile intervento a Quarta Repubblica

Durissimo botta e risposta tv tra Vladimir Luxuria e il filosofo Stefano Zecchi, autore di un assurdo intervento contro il DDL Zan in diretta su Rete 4.

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Alludere alla pedofilia parlando di omosessualità? Un grande classico di chi confonde la libertà di amare chi si vuole con una deviazione della sessualità, sempre volontariamente, con lo scopo di denigrare tutti gli orientamenti diversi dall’eterosessualità. Il cavallo di battaglia è tornato in campo nell’ultima puntata di Quarta Repubblica, andata in onda lo scorso 3 maggio su Rete 4, con l’intervento sull’approvazione del DDL Zan dell’intellettuale Stefano Zecchi (qui il video).

Dopo essersi discosto dalla definizione di Fedez come “eroe della sinistra”, Stefano Zecchi ha condannato e definito indecente la definizione che la legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo fornisce di sesso, nel primo articolo del testo: “Per sesso si intende il sesso anagrafico e quello biologico”. “Stabilisce cos’è la sessualità secondo le proprie iniziative“, ha tuonato il filosofo nauseato, prima di lanciarsi in una sequela di considerazioni tra cui appare difficile individuare un nesso logico. Una supercazzola prematurata, come se fosse antani, con una direzione ben precisa: evocare l’ombra della pedofilia:

Capite che un conto è la biologia, che stabilisce che il pianeta può sopravvivere perché deve avere aria pulita, foreste e quei poveri cristi che fanno figli; poi c’è una valutazione morale. Io sono assolutamente convinto che l’omosessualità abbia una sua dignità morale, la giustifico da ogni punto di vista, ma non da quello biologico. […] Mi dite voi, la pedofilia, per me è una persona schifosa e che non ha dignità di non stare in un contesto. Però assolutamente accolto in una cultura classica di grande dignità. Stiamo confondendo il giudizio morale con una realtà biologica. Quando il DDL Zan confonde i piani, è chiaro che non si capisca più nulla.

Vladimir Luxuria vs. Stefano Zecchi: “La pedofilia è un’aberrazione sessuale, non c’entra con il DDL Zan”

A tentare di arginare i danni del monologo di Stefano Zecchi ci ha pensato Vladimir Luxuria, ospite della trasmissione, che ha immediatamente ricondotto la discussione sui giusti binari. Parlare di DDL Zan e pedofilia, all’interno dello stesso periodo, rappresenta un inganno e un danno per il pubblico, tanto più per il fatto che uno dei luoghi comuni più infanganti sull’omosessualità è quello che lo connette con il disturbo parafiliaco:

La pedofilia per carità, non è un orientamento sessuale: è un’aberrazione sessuale. Non tiratela fuori quando si parla del DDL Zan. È una cosa schifosa. Lei non può tirare fuori delle questioni che non c’entrano niente.

“Zecchi può dire quello che vuole”, le parole del conduttore Nicola Porro, che invece che smontare il dibattito e spegnere la libera interpretazione “bufalesca” della legge, ha lasciato che lo scrittore in collegamento continuasse a mantenere vivo l’esempio precedente:

A voi (ndr, voi chi?) sta bene quando il discorso sulla sessualità ha i confini che definite voi. Se vado fuori da quelli stabiliti da voi, il discorso non c’entra. Io voglio dire che la pedofilia è una cosa indegna e disgustosa. Quando si stabilisce la definizione di ciò che è sessualità, allora un pedofilo ha diritto di dire cos’è la sua sessualità.

Tolto che il riferimento di partenza di Stefano Zecchi era alla definizione di “sesso”, non di “sessualità”, la considerazione finale sullo scontro non cambia. Siparietti come questi, in onda in prima serata su una delle principali reti televisive, non aiutano alla comprensione del motivo che si cela dietro alla necessità di una legge come la Zan. O meglio, possono aiutare ad un livello altro, come testimonianza della persistenza di luoghi comuni, pregiudizi e false credenze sulla comunità LGBTQ+. Che merita ancora tutela, dalla violenza e dalle fake news.

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