Una prima pagina come al solito discutibile, quella pubblicata oggi da Libero. Da una parte Fedez, “travolto dalla bufera per questioni omosessuali” (testuale), dall’altra Vladimir Luxuria, “onorevole trans che ammette la verità: “non è offensivo dire fr*cio””. Un virgolettato sorprendente, anche perché sabato mattina, ovvero poche ore dopo il criticatissimo sketch di Pio e Amedeo sulle parole che non si possono più dire, Vladimir era stata chiarissima, attraverso un video Facebook in cui aveva spiegato l’importanza dell’uso delle parole.
Non a caso letto il giornale e vista la prima pagina, Luxuria ha preso le distanze da Libero.
Oggi il quotidiano Libero ha pubblicato una mia intervista raccolta in realtà tre giorni fa (prima della polemiche televisive). Capisco che il titolista cerchi frasi a effetto ma il titolo fuorviante (e spesso si legge solo quello e non l’articolo) non rispecchia il mio pensiero. Vero è che esiste un gergo all’interno della nostra comunità in cui il termine non ha intenzioni offensive (tipo “Frociarola” per indicare una donna etero che frequenta locali gay) ma ciò non attenua assolutamente l’eccezione negativa del termine che è un insulto, un’offesa e spesso dopo la parola arriva la mano che ti sferza un pugno o che regge un’arma. Aggiungo che (sempre nell’intervista al quotidiano Libero) sono state omesse mie dichiarazioni sull’uso violento di parole offensive e sulla differenza tra utero in affitto e gestazione per altri. Sono un’inguaribile ottimista e spero sia dovuto solo a questioni di spazio. Ulteriore precisazione: la mia intervista a Libero è stata fatta prima della trasmissione “Felicissima sera” e del pezzo di Pio e Amedeo.
Nel corso dell’intervista, a firma Marcello Veneziani, Vladimir precisa che “Le parole vanno sempre contestualizzate, anche la parola “frocio“: ci sono dei contesti in cui non sono politicamente scorrette. Nella comunità LGBT, ad esempio, si usa molto questa parola: “Che roba frocia, che musica frocia” diciamo. Così come tra i neri ci si chiama spesso “nigga”. Questo principio vale anche quando quelle parole vengono pronunciate all’esterno senza l’intenzione di offendere. Per questo do ragione a Pio e Amedeo quando rivendicano il diritto di dire la parola “frocio”“.
Lettura onestamente discutibile, tralasciando il fatto che all’interno di comunità discriminate perché appartenenti ad una minoranza si utilizzino termini offensivi come “fr*cio” e “neg*o” proprio per depotenziarli, esorcizzarli. Come e/o quando quegli stessi termini potrebbero essere utilizzati all’esterno di quelle comunità senza l’intenzione di offendere? È un confine talmente labile dal risultate gratuitamente pericoloso. Basterebbe semplicemente archiviarli, educare tutti all’utilizzo di un linguaggio corretto, senza che sia per forza di cose offensivo e aggressivo. Un’intervista, quella pubblicata da Libero, rilasciata venerdì mattina da Vladimir, quando solo le anticipazioni sullo sketch del duo comico erano state diffuse, ma andata in edicola soltanto oggi, evidentemente causa anche 1 maggio e relativo break editoriale.
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