Diario di una Bottom, intervista al suo ideatore: “Vivo in provincia dove la vita LGBT è dura, ma sono rimasto per cambiare le cose”

Diario di una Bottom: da pagina di racconti a fenomeno LGBTQI+. Com'è nata l'avventura di Rocco Ventriglio, ventisettenne pugliese.

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7 min. di lettura

Diario di una Bottom nasce come pagina su Facebook nel 2015. Da lì incontra un largo successo (nasce anche una collaborazione con questo sito), arrivando ad essere conosciuta in tutta Italia. In un epoca di meme come questa (dove per meme s’intende sia la memetica “classica”, sia il shitposting, ma anche quello che “meme” non è ma che è diventato comune definire come tale) ho voluto fare alcune domande al suo creatore, Rocco. Ragazzo di 27 anni, vive in un paesino da 6000 anime, Carapelle in provincia di Foggia, ma è nato a Cerignola. Rocco gestisce una pagina da quasi 30 mila follower, con una copertura mensile che arriva a 2 milioni di persone, con interazioni da 300 mila persone mensilmente fino a toccare anche il milione. E, naturalmente, esiste anche un profilo Instagram.
Ecco che cosa ci ha raccontato.

Rocco, come nasce Diario di una Bottom?
La pagina nasce da un consiglio di Stefano Guerrera, l’ideatore della pagina “Se i quadri potessero parlare”, che leggendo i miei mini-racconti sul mio profilo Facebook personale (trasformati poi in fotoromanzi nella pagina), mi disse che erano divertenti e potevo sfruttare questa idea per aprire una pagina. È stato lui il mio Pippo Baudo, ma probabilmente non lo ricorderà nemmeno!

In un primo momento non ci ho davvero pensato a crearla, poi passati 3 mesi da quel consiglio, e continuando a scrivere quei mini-racconti, mi è balenata l’idea di volerli diffondere e ho creato la pagina velocemente il 9 dicembre 2015.

E il nome Diario di una Bottom come ti è venuto?
Il nome è frutto sempre di quei racconti che intitolavo “Storie di una Bottom”, solo che, ragionando, volevo creare un Diario, non prettamente autobiografico in realtà, ma comunque personale e non costruito, dove parlare di temi che mi riguardassero sia me e sia tutti. Il termine “bottom”, invece, è usato precisamente per evitare di scrivere Passiva, che è spesso usato in accezione negativa, anche se molti lo usano scherzando, specialmente fra gay; ma credo che dietro questi termini si celino spesso stereotipi maschilisti molto radicati. Nella mia pagina infatti Bottom non si riferisce al ruolo sessuale, ma più ad una condizione, stato d’animo, o mood particolare.

Di cosa trattano i post della pagina? Ci sono dei filoni diversi, delle rubriche?
I post della pagina trattano svariati argomenti, e svariati sono anche i toni che uso nel presentarli. Facevo uso abbondante di Gif inizialmente per spiegare delusioni amorose, appuntamenti falliti, situazioni imbarazzanti. Oggi, nel contempo, parlo di tematiche che riguardano tutta la comunità. Cerco di condividere articoli che tocchino tutte le varie rivendicazioni di quell’acronimo LGBTQ*. Senza presunzione, posso dire di aver parlato (e continuerò a parlare) di tutte quelle lettere, attirando spesso critiche e feroci giudizi. Cercando di aprire sempre un dialogo, costruttivo ed educato. Non ammetto la maleducazione e l’insulto e faccio di tutto per debellarli. Per dirla in soldoni: riesco a parlare del finto attivo che delude il passivo di turno, e insieme di attacchi transfobici o omofobi e delle questioni di genere.

Non ci sono rubriche specifiche, quella del “bono” a parte, ma spesso faccio dei sondaggi che divertono parecchio, nei quali chiedo qualsiasi cosa alle mie Bottom, e loro mi ripagano con grandi soddisfazioni. Inoltre c’è la “Posta Bottom”, cioè, coloro che mi scrivono in privato per raccontarmi di situazione amorose complicate, ma anche di tematiche più delicate, come l’aver scoperto di essere sieropositivi, la denuncia di emarginazione sociale, e le tematiche che riguardano l’accettazione e la difficoltà di fare coming out. Sono molto felice che chi mi segue riesca a fidarsi di me.

Ti è capitato di trattare temi percepibili come “politici”?
Si, tratto ogni giorno temi politici, mi espongo spesso sulla nostra situazione politica (schierandomi contro alcuni politici, anche), e non solo per quanto riguarda le tematiche della “Comunità arcobaleno”, ma parlo anche di immigrazione,  femminismo, identità, emancipazione; tutte tematiche a me molto care. Certo, non ho la presunzione di trattarle come le tratterebbe uno specialista, ma con i miei studi riesco ad avere una posizione critica (studio Lettere Moderne e vorrei specializzarmi in Antropologia Culturale).

Per “politica”, poi, intendo la capacità di dare a tutti le stesse possibilità, di empatizzare con le minoranze e non ghettizzarle, ed è per me uno strumento per educare una società basata sulla giustizia, uguaglianza e laicità. Per me questo dovrebbe essere almeno la base, che deve poi ramificarsi con le questioni economiche, strutturali di cui non parlo perché non ne ho le competenze adatte.

 Ogni tanto posti “il bono del giorno”, ovvero una foto di un fan della pagina (spesso in intimo o in costume) con un breve commento. Come mai hai scelto di farlo? E, azzardando, qual è la motivazione che spinge i fan della pagina a mandarti le loro foto?
Il cosiddetto “bono del giorno” è una specie di rubrica, che in realtà non è un’idea creata ad arte, ma pensata per dilettare e divertire gli utenti. Poi, hanno iniziato a criticarla, anche, perché pubblico spesso solo un “prototipo di bellezza” che secondo alcuni è quello dominante e rovina gli altri prototipi. Ma i ragazzi che pubblico hanno il piacere di essere pubblicati e non sono io a costringerli, e quindi in maggioranza magari ci sono quelli più fisicati, in intimo, che spopolano su Instagra. Trovo ipocrita il moralismo estremo.

Ho pubblicato tutti i tipi di bellezza – se così vogliamo chiamarli – appena mi è stato concesso, e nonostante questo erano oggetto di continue critiche, ed ho deciso di non badare più alle critiche e di pubblicare chi voglio. Ritengo non sia possibile attuare una discriminazione al contrario, nella mia pagina sono tutti accolti, non c’è nessuna voglia di lasciar fuori nessuno.

Non so quale possa essere la motivazione che spinge gli altri a mandarmi foto per la pubblicazione, ma essendo foto già pubbliche, penso sia la voglia di mostrarsi, o la sicurezza nel mostrarsi e, infine, anche la voglia di essere apprezzati e mettersi in gioco. Non è proprio scontata la scelta, perché sanno di poter ricevere valanghe di critiche. Io ammiro sempre l’audacia.

Ultimamente un post che è stato molto discusso parlava di una coppia di ragazzi fidanzati dall’estetica “differente” tra loro (riportato qui sopra): uno dal “fisico atletico”, l’altro con un “corpo più rilassato”. Come mai hai fatto quel post e come hanno reagito i fan della tua pagina?
Il post della coppia in cui si notava una diversità fisica, o differenza, mi è stato consigliato da un follower. Mi ha scritto in posta chiedendomi di pubblicare i due innamorati, proprio per mettere a tacere tutti quei commenti e insulti sui ragazzi che pubblico che, a detta di qualcuno, “i palestrati guardano solo altri palestrati”. Esiste il bianco e il nero, le sfumature non sono ammesse per qualcuno. Ovviamente ho avvertito i diretti interessati della pubblicazione.

Le reazioni sotto quel post sono state differenti, si possono riassumere in due filoni: coloro che ammiravano l’amore di questi due ragazzi, e coloro che invece ci vedevano il frutto di una situazione economica agiata da parte del “non atletico”. Classica idea patriarcale e sessista! Con le donne si ha lo stesso identico concetto. Se una donna bella sposa un uomo vecchio o quantomeno non attraente, di mezzo non può esserci l’amore ma i soldi. Io per questo li posto, perché voglio far uscire tutti quegli stereotipi che abbiamo nella mente, e cercare di bandirli. Non li voglio rappresentare, è esattamente l’opposto.

Cos’ha cambiato nella tua vita l’aver aperto Diario di una Bottom, che ti ha esposto anche in prima persona?
In realtà non ci sono grandi cambiamenti nella mia vita da quando ho aperto la pagina. Molti pensano che io ci guadagni, invece nonostante abbia aperto il blog della pagina, non riesco a gestirlo, e quindi è un progetto che richiede aiuto e tempo, ed ora non mi è possibile. Magari in futuro.

Il fatto di espormi in prima persona non mi ha mai preoccupato, in quanto l’ho sempre fatto nella vita reale: sono stato Attivista nella mia provincia per 6 anni, anche Presidente di Arcigay Foggia per quasi 2 anni, ero fra gli organizzatori del primo Pride a Foggia, mi sono sempre esposto da quando avevo 18 anni e lo faccio tutti i giorni.

Non nascondo che la vita di provincia sia una vita molto dura, può essere spesso molto avvilente – non è un luogo comune – ma bisogna davvero avere grande coraggio e grandi spalle per affrontarla. Io ho sofferto tantissimo e la mia ironia probabilmente è il frutto di quelle sofferenze, non sono scappato e non mi ritengo migliore di chi è andato via, semplicemente ho cercato di cambiare le cose.

La pagina mi ha dato molte soddisfazioni da questo punto di vista, perché molti ragazzi che soffrono la leggono e dal vivo mi riconoscono, mi ringraziano; per me questo è il vero risultato. Tutti credono che io abiti a Milano, Roma, perché le cose che scrivo sembrano essere vere solo in quelle città, ma in realtà sono frutto della mia continua osservazione degli altri, è una predisposizione naturale, e il fatto che mi venga riconosciuta mi gratifica. Mi interessano molto le tematiche che affronto e probabilmente si percepisce quanto io sia sanguigno nell’alimentare discussioni, polemiche e forti contrasti.

Tutto sommato, il virtuale finisce quando dietro a qual computer vi è una persona non costruita, ma che parla realmente, senza cercare il consenso a tutti i costi. E dopo 4 anni posso dire che questo si nota, chi mi legge mi apprezza per questo, non faccio opere di lecchinaggio a personaggi o conduttrici che professano di stare dalla nostra parte, anzi, sono forse l’unico che le rimprovera e si schiera contro. Nello stesso tempo sbaglio e mi rendo conto di non poter avere ragione su tutto, ovviamente, non mi posso sentire Dio. Victor Hugo credeva di esserlo, io sono molto più realista.

Prima di salutarci, racconteresti ai lettori di Gay.t un episodio particolare (o più di uno) che è successo da quando gestisci Diario di una Bottom?
Di episodi particolari da quando gestisco la pagina ce ne sono tanti. Innanzitutto, molti pensano che io sia corteggiatissimo, che tutti quei gran boni pubblicati siano passati prima sotto le mie coperte, ma purtroppo sono più single della stessa parola “single”. Fra gli episodi particolari potrei raccontarvi questi.

Una volta un ragazzo, con cui ero uscito, alla fine della serata prese il cellulare e mi disse: “Mamma mia c’è una pagina Facebook che mi disturba proprio, è il peggio dei gay, si chiama Diario di una Bottom, la conosci?”. E io risposi: “certo, e ci hai appena limonato, amore”. Lui rimase scioccato, poi cercò di spiegarsi, ma, alla fine, i dettagli sulla sua incompetenza non mi interessavano (cit.).

Aneddoti VIP: Selvaggia Lucarelli sa che esisto, e io ho un amore platonico nei suoi confronti. Le ho chiesto di essere intervistata ma, giustamente, ha declinato. Avrà capito che sono pazzah. Ma io non perdo le speranze, ci riuscirò.

Pamela Prati “before Caltagirone” mi aveva salutato in un video. Andrea Pinna condivideva i miei Fotoromanzi, Chiara Ferragni aveva messo like ad un mio commento su Instagram (dai raga fatemela tirare un po’). Ma in realtà il mio sogno nel cassetto è di incontrare Lilli Gruber, Maria De Filippi, Luciana Littizzetto, Virginia Raffaele – per iniziare – e di andare a cena con Alberto Matano. E poi illudermi ancora di poter limonare con Achille Lauro. Ma anche con Mahmood non mi dispiacerebbe. E mi fermo all’Italia per evitare i sogni oltreoceano.

Beh, mai dire mai! Un saluto ai nostri lettori?
Ciao Gay.it, mi raccomando siate sempre fieri di essere Bottom!

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