Censura ai siti LGBTQ+
Se è vero che gli spazi online sono diventati un elemento cruciale per la comunità LGBTQ+ che, non solo durante la pandemia, ha trovato nella inter-connessione globale un mezzo per esprimere la propria identità, espandere la propria lotta e mettersi in contatto con membri della comunità che prima era molto più difficile raggiungere, è allo stesso modo vero che anche quegli spazi online sono entrati nel mirino delle legislazioni di quei Paesi fortemente anti-LGBT. In alcuni Stati, soprattutto orientali, l’accesso a siti a tema queer viene bloccato, mettendo quindi un freno alla libera circolazione in Internet per tuttə.
Uno studio dell’Università di Toronto risalente al 2021 ha evidenziato quali sono i Paesi che bloccano attivamente siti legati alla comunità. Attraverso analisi e sondaggi, i ricercatori hanno concluso che sono sei le Nazioni a portare avanti questa crociata. Non è un caso, inoltre, che si tratti di Stati dove non sono presenti leggi anti-discriminazione per proteggere i cittadini o dove addirittura sono in vigore leggi anti-LGBT.
Ecco i sei Paesi che bloccano l’accesso a siti LGBTQ+