“Chi o cosa fossero esattamente le Drag Queen, prima che l’uragano Antichristina venisse a vivere con me, non avrei saputo spiegarlo“. Con queste parole, Cecilia ci racconta di come ha conosciuto il suo nuovo coinquilino Mattia. O Antichrsitina, come si fa chiamare quando indossa una parrucca, un tacco 12 e sfila sul palco.
Antichristina è una delle drag queen presenti al Master Queen 2018, concluso il 15 settembre a Milano. Cecilia ha intervistato per noi Mattia, che ci ha fatto conoscere la vita da drag, ancora oggi confuse con le persone transgender e i travestiti.
Noi etero siamo affascinati da questo mondo, ma non andremmo mai a un drag show. Non capiamo il valore artistico delle esibizioni e ci intimoriscono le loro personalità forti, quindi le lasciamo lì dove stanno, nel loro mondo parallelo, ha poi continuato a raccontare Cecilia.
“Da dove iniziamo?” Mi chiede Mattia agitando in aria un paio di forbici per acconciare una parrucca.
Iniziamo dalle basi, perché fare la Drag Queen?
È qualcosa di estremamente personale. Tra noi c’è chi si è avvicinato a questa forma di intrattenimento per hobby, come terapia d’urto per superare un momento difficile della vita e chi ne ha fatto un vero e proprio lavoro. Antichristina probabilmente c’è sempre stata, dentro di me, da qualche parte, ma è emersa per superare lo stato d’ansia e smarrimento derivato dalla fine di una storia lunga e importante. È stato come liberare una parte di me dalla gabbia. Dare vita a un personaggio è una scelta coraggiosa, che da sfogo al lato femminile ed eccentrico della personalità, senza mezze misure. Antichristina nasce dal mondo punk-underground della mia adolescenza, non c’è ricerca artistica, ho creato un personaggio come mio alter-ego.
Com’è l’ambiente dietro il palco?
Molte Drag sono totalmente assorbite dal personaggio e diventano delle prime donne. Per me è come se fosse un grande carnevale dove ci si diverte, senza dimenticare che siamo solo uomini con il rossetto. Può capitare che ci sia della rivalità, talvolta. Ci sarà sempre una Drag meglio truccata di te o con un vestito più bello del tuo, ma credo sia molto importante vivere tutto come un gioco. In queste serate, come nella vita, si impara molto di più essendo collaborativi con gli altri senza creare inutili tensioni.
Come lo hai detto alla tua famiglia?
Eravamo a cena, ho fatto vedere a mio padre una foto di una Drag americana e ho semplicemente detto che avrei voluto farlo anche io. Sono fortunato, tutti hanno accettato il mio voler essere Drag Queen fin da subito. Certo, mio padre non ne va così fiero da raccontarlo a tutte le persone che incontra ma ci ride e scherza su, insieme a mio nonno. Nonna Giuliana invece è un sostegno fondamentale, mi consiglia e aiuta a cucire tutti i vestiti che indosso quando vado in scena.
Questa purtroppo però non è la normalità…
No infatti, conosco ragazzi che vivono ancora tutto di nascosto, dovendo mentire a parenti ed amici. Il retaggio culturale chiuso e critico di fronte alle novità è ancora ben radicato nelle nostre ideologie moderne. Anche se negli ultimi anni l’atmosfera è un po’ cambiata, continua ad essere un mondo di nicchia. All’estero Drag Queen conducono programmi tv, sono nelle campagne pubblicitarie, prestano il volto alla moda. In Italia, invece, restano legate unicamente al mondo del cabaret e qualcuno ancora le accosta erroneamente al mondo della prostituzione.
Cosa diresti a qualcuno che vorrebbe iniziare e non trova il coraggio?
Uscire in Drag la prima volta è come scorreggiare in pubblico, ti ritrovi con gli occhi sgranati su un palco a ripeterti “oh mio Dio, l’ho fatto davvero”. Buttatevi, senza ansie o paure. È terapeutico e offre nuovi spunti di riflessione sulla propria persona. Nei mesi prima del debutto mi sono informato, ho osservato parecchio e lavorato tantissimo per migliorarmi. È solo la pratica che rende perfetti! Se hai finito con le domande mi aiuteresti a pettinare la parrucca.
La sera dell’evento, oltre agli amici e alla giuria c’è una folta schiera di curiosi: anziani provenienti dalla vicina festa dell’Unità, coppie e bambini. Ridono, ballano, si divertono. Ecco, se tutti riuscissimo ad andare oltre al giudizio e alle etichette, ogni evento potrebbe essere un meraviglioso pride nel quale mostriamo le nostre diversità e ci accettiamo per quelli che siamo.
Per le foto e l’intervista si ringrazia Cecilia Tanzi,
Per le riprese e il montaggio video: Anna Lisa Botti.