Vi ricordate Mio Mini Pony? La fortunata serie di giocattoli a base di cavallini colorati, già diventata cult per i gay di mezzo mondo, sta vivendo una seconda giovinezza e a quanto pare si appresta a creare un ponte fra la cultura gay e il mondo circostante, sfidando stereotipi di genere millenari. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’epoca di questi colorati pony di plastica è tutt’alltro che finita. Lo dimostra l’incredibile successo che sta avendo tra il pubblico maschile adulto l’ultima generazione di Mini Pony, quella lanciata nel 2010 con una nuova serie animata uscita negli Usa. Tutto è iniziato nei primi anni ’80, quando la ditta americana Hasbro decise di inaugurare una linea di giocattoli ispirata ai pony, un vero e proprio sogno proibito per tantissime bambine statunitensi. Ideò così una serie di pony dallo sguardo dolce e dai colori improbabili, caratterizzati da dei simboli personalizzati sulle natiche: i My Little Pony. Inizialmente si trattava di semplici pony, ma col tempo arrivarono vari sotto gruppi: unicorni, pegasi, pony marini, con gli occhi di diamante, le ali da libellula o farfalla e via dicendo.
Ovviamente non potevano mancare tanti accessori dai colori confetto: stalle, castelli, ville, ecc. Il tutto aveva già una discreta atmosfera gay friendly, ma il distributore italiano, la DAG, riuscì persino ad enfatizzarla. Infatti affidò l’adattamento italiano all’agenzia Co.Mark, che ribattezzò la linea di giocattoli Mio Mini Pony e decise che i vari pony avrebbero avuto nomi maschili e femminili, mentre in originale erano tutti di sesso femminile proprio per giustificarne l’estetica zuccherosa, tenera e colorata. La riassegnazione di genere italiana, però, determinò che da noi i pony maschi si comportassero con la stessa delicatezza e dolcezza dei pony femmina, senza peraltro farsi problemi quando utilizzavano fiocchi, accessori o abiti femminili. Il tutto divenne evidente anche grazie alla versione italiana della serie animata, che arrivò con l’inevitabile sigla di Cristina D’Avena e che contribuì a renderlo un piccolo cult proprio per i gay in boccio.
Nei decenni successivi i My Little Pony hanno avuto varie incarnazioni, anche se nessuna ha avuto un successo paragonabile a quello della prima generazione, perlomeno fino ad oggi. Infatti fin dal suo debutto due anni fa attorno alla nuova serie animata intitolata "My Little Pony – L’amicizia è magica" che ha lanciato negli Usa i pony di quarta generazione sta succedendo qualcosa di inaspettato. Per qualche strano motivo la serie sta avendo più successo fra gli adulti maschi – circa l’86% su 7 milioni di persone adulte che, nei soli USA, si definiscono fans della serie – che non fra le bambine, che erano il target iniziale a cui puntava. Perché? Negli Usa il fenomeno ha raggiunto una tale dimensione da interessare fior fior di sociologi e studiosi del comportamento, anche perchè questi nuovi fans della serie che, si definiscono bronies (brothers + ponies) sono maschi sia gay che etero, con una lieve predominanza di etero, e di varia estrazione sociale. Si va dai militari in missione in Afghanistan agli studenti universitari, dai padri di famiglia ai single incalliti.
Qualcuno ipotizza che i giovani adulti di oggi siano meno schiavi degli sterotipi di genere, e che abbiano la tendenza a vivere con più libertà certe passioni perchè internet non li fa sentire isolati come un tempo. Qualcun altro ipotizza che, in un mondo grigio e cinico, una serie con più livelli di lettura che punta ancora a valori come l’amicizia e la dolcezza rappresenta una grande iniezione di ottimismo. Quel che è certo è che i bronies, nel mondo, sono sempre di più e sempre più sfacciati. Ormai hanno un merchandising dedicato e stanno iniziando anche ad animare un certo dibattito su cosa è virile e cosa non lo è nella società di oggi. Oltretutto questa passione, che una volta tanto accomuna gay e etero su qualcosa che pende decisamente a favore della causa gay, frantuma molti stereotipi legati ai generi.
Forse non bisogna peccare di ottimismo, ma tutto questo potrebbe essere solo l’inizio di una serie di aperture impensabili fino a poco tempo fa. Addirittura i sociologi indicano questo fenomeno come emblematico della cosiddetta “new-sincerity”, e cioè una nuova tendenza sociale che porta ad esprimere più liberamente i propri pensieri e le proprie passioni, senza paura di confrontarsi con le aspettative della società. Niente male per dei cavallini colorati.
di Valeriano Elfodiluce