La Procura di Roma ha deciso di presentare ricorso nei confronti delle registrazioni dei figli delle coppie gay nati e/o adottati all’estero.
Decisione presa nei giorni scorsi, al termine di una riunione che si è svolta a Piazzale Clodio tra i magistrati del pool coordinati da Maria Monteleone. L’adozione di un minore avvenuta all’estero da parte di due genitori dello stesso sesso può essere riconosciuta in Italia senza la pronuncia dei giudici? Il Sindaco può procedere autonamente all’iscrizione all’anagrafe? Domande a cui, secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, dovrà ora rispondere un tribunale civile. D’altronde negli ultimi mesi diverse città hanno preso autonome iniziative, mancando una regolamentazione specifica dal punto di vista legislativo, con Torino e Milano in testa.
Il ricorso che sarà presentato riguarda due casi capitolini, con due mamme e due papà che si sono rivolti al Comune di Roma ottenendo la ‘trascrizione completa e spontanea, cioè senza l’intervento di un giudice‘, registrando l’atto di nascita di una bambina nata in Canada. Eppure, secondo alcune sentenze, spetterebbe ai giudici prendere simili decisioni. Ecco perché la Procura di Roma ha deciso di scendere in campo, perché sicura che non sia possibile procedere con la semplice trascrizione effettuata dal Sindaco.
L’ennesma ‘battaglia’ sulle famiglie arcobaleno, dimenticate dalla politica nazionale, giocata ancora una volta sulla pelle dei più piccoli.
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