Franca Leosini: “Io, I gay, la Misseri e le mie Storie Maledette”

"Io le uniche diversità che conosco sono quelle fra gli imbecilli e gli intelligenti. Tra gli onesti e i disonesti. La diversità sessuale non l’ho mai capita."

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Prego. Vieni. Accomodati. Non vorrai mica restare in piedi, vero?. Le premesse erano chiare: cinque minuti, non di più. Poi che l’intervista abbia sfiorato i quaranta minuti è un’altra storia. Una delle tante che Franca Leosini, diva del piccolo schermo, social star e nuova icona gay, tornerà a raccontare nella prossima stagione delle sue ‘Storie Maledette’, programma cult del terzo canale della Tv di Stato. Prima giornalista, poi conduttrice, la Regina dei ‘Leosiners’, paragonata anche alla Santa dei casi impossibili, si racconta in una lunga intervista prima di salire sul palco del Gay Village assieme all’amico, nonché stimato collega, Pino Strabioli.

Fa strano pensare a Franca Leosini in un contesto come quello del Gay Village.

Mi dà del lei?

Beh, come potrei darle del tu? Donna, Signora, celebrità.

Preferirei essere chiamata Franca. Come dico sempre: “le signore stanno nei salotti, le giornaliste sui marciapiedi”.

Ricominciamo: non mi sarei mai aspettato di trovarti al Gay Village, Franca.

In verità non è la mia primissima volta. E ti dirò di più: sono stata anche al Muccassassina. Qui mi sento a casa. Mi dicono che sono un’icona gay. 

E come si diventa icone gay?

Beh, questo dovresti dirmelo tu! Piaccio. Sarà forse merito del mio look? 

O di quel lessico tanto ricercato..

Alt: io non ricerco nulla. Io, le parole, le possiedo!

Fatto sta che piaci molto al mondo gay. È un’affinità che hai sempre avuto?

Direi di sì. 

Anche quando non eri un personaggio?

Mai stata un personaggio, ma sempre una persona. Ad ogni modo, sì: sempre avuta. 

Esiste la diversità, Franca?

Io le uniche diversità che conosco sono quelle fra gli imbecilli e gli intelligenti. Tra gli onesti e i disonesti. La diversità sessuale, invece, non l’ho mai capita e il resto, almeno per me, è polvere.

Una diversità che il Ministro Salvini fatica ad accettare..

Più che Salvini, direi Fontana. Ha avuto un’uscita incauta. Spero si sia vergognato. 

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Accennavi prima al giornalismo. Ti manca il rapporto con la carta stampata?

Non particolarmente.

Storie Maledette, invece, sarà di nuovo protagonista dei palinsesti di mamma Rai. Che stagione è stata quella appena conclusa?

Una grandissima stagione sotto ogni punto di vista. In pochissimi giorni ho ricevuto ben dieci premi. La verità, premi a parte, è che io in quel programma ci metto l’anima. Pensa che l’Avvocato Coppi, per il caso di Avetrana, mi ha consegnato 10.000 pagine di processo. 

Le hai lette tutte?

Io non le leggo: io le studio! E poi scrivo tutto io. Sono l’unico autore del mio programma.

Potresti scrivere un libro.

Potrei, visto che tutte le case editrici mi hanno chiesto in ginocchio di scrivere per loro, ma ogni puntata che faccio, in fondo, è un po’ come se scrivessi un romanzo.

Quindi lo escludi a propri?

Sono onorata di tutte queste ‘offerte’, ma sono molto umile: due cose ‘al meglio’, per non dire bene, non si possono fare. Se avrò tempo, un domani, chissà.

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Da come parli sembri una donna che dice tanti ‘no’.

Esatto. Ne dico almeno uno al giorno. Pochissime volte ho detto sì.

Tipo?

Sanremo? Il film di Milani? Poche sere fa ero al Premio Strega. Anche lì ho detto ‘sì’.

E per aver detto quel sì, hai disertato la presentazione dei palinsesti Rai a Roma.

Ero già andata a Milano.

Dalle tue colleghe ti senti più stimata o imitata?

Amata. 

Addirittura?

Sì, ed è una cosa che mi gratifica moltissimo. Tra colleghi, molto spesso, c’è una sana rivalità, per non dire brutta invidia, mentre nei miei confronti c’è così tanto affetto che delle volte faccio fatica a spiegarmelo. Vedi: nonostante i miei tanti, talvolta anche troppi ‘no’, le persone non smettono di volermi bene.

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Il successo.

Io non ho successo. Il successo ce l’hanno quelli che vanno al Grande Fratello. Io porto dei risultati. 

Risultati che rischiano di incidere sul tuo modo di lavorare?

Se fai riferimento agli ascolti, grazie al cielo, non ho di questi problemi, ma anche se ne avessi sono convinta che non inciderebbero in alcun modo sul mio modo di lavorare. 

Dei risultati che però, ascolti a parte, portano anche tante scocciature..

Fai riferimento ai selfie? A me non disturbano affatto, anzi. Noi protagonisti del piccolo schermo dobbiamo essere al servizio del pubblico, e non il contrario. L’altro giorno ero al supermercato e per accontentare tutti sono uscita senza neanche un pomodoro. 

Perché la cronaca nera piace così tanto, Franca?

Perché è il grande romanzo della vita. E poi io non faccio cronaca. Io faccio qualcosa che va ben oltre la cronaca. 

E allora perché ‘Storie Maledette’ piace così tanto?

Perché ognuno di noi, in quelle storie, ritrova un segmento di se stesso. Storie Maledette ha una struttura narrativa indescrivibile. Io non mi limito a studiare solo gli atti del processo, ma anche la psicologia dei personaggi, l’ambiente e la cultura in cui si è verificata la tragedia. Sono fortemente convinta che la lettura del nostro Paese si possa fare tranquillamente attraverso il delitto. 

Addirittura?

Vuoi un esempio? I delitti dei genitori sono più legati al nord, che al sud. Vedi Ferioli, Maso, Elia Del Grande, la De Nardo, solo per citarne alcuni. 

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Chi sono i protagonisti delle tua trasmissione? Assassini?

Sono persone che ad un certo punto della loro vita commettono un crimine, che è ben diverso da essere professionisti del crimine. 

Li giustifichi?

No, li interpreto. Non li uso e non mi lascio mai usare.

E perché decidono di venire ad incontrarti davanti le telecamere?

Per restaurare la loro immagine. 

I tuoi ospiti come si rapportano a te?

Con grandissima fiducia. Insieme scendiamo nell’inferno del loro passato. 

Anche se certe interviste li rendono persino ‘umani’. Tu crei dei miti, Franca?

Io faccio una perquisizione nell’anima di queste persone, ma non creo in alcun modo miti o personaggi.

Prendiamo Sabrina Misseri. 

Le sentenze si rispettano ed io non faccio mai capire quello che penso, ma di una cosa sono convinta: al di là della verità, il suo non era un reato da ergastolo. 

Cosa?

L’ergastolo ha bisogno di due fondamentali: la premeditazione e il vilipendio del corpo. 

Difficile credere che non ci fosse alcuna premeditazione..

Sara mentì ai genitori per raggiungere Sabrina. Se avesse avuto un solo sospetto, o qualche riserva mentale, molto probabilmente non ci sarebbe andata. Ad ogni modo, qualunque sia la verità, quello non è un delitto da ergastolo. Vent’anni sarebbero stati anche troppi.

Le sentenze si rispettano?

Certamente, ma si possono anche discutere..

C’è qualcosa che ti spaventa, Franca?

Più che spaventarmi, non mi rassicura la differenza di valutazione dei giudici a parità di reato. Per un omicidio volontario vengono dati quattordici anni, mentre alle due Misseri viene dato l’ergastolo. Dov’è il criterio? C’è un libero convincimento del giudice che ‘pesa’ un po’ troppo nella valutazione delle condanne. 

Non temi che a parlare così tanto di ‘omicidi’ si rischi una sorta di emulazione sociale?

Le vicende giudiziarie, almeno per me, non sono mangime per gossip e gossippari, e l’informazione non deve conoscere censura.

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A proposito di gossip, ogni persona particolarmente esposta ha tante leggende sul proprio conto. Tu ne conosci qualcuna?

Ho sentito così tante chiacchiere sul mio conto che neanche mi interessa smentirle.

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