"Pulizia etnica dei culattoni". Cosi’ Giancarlo Gentilini (Lega Nord), vicesindaco di Treviso, propone di risolvere la situazione in uno dei parcheggi dell’ospedale della citta’ veneta (circa dieci minuti a piedi dal centro, ndr), che di notte si trasformerebbe in un luogo di incontro per consumare rapporti sessuali, specie tra gay.
"Darò immediamente disposizione alla mia comandante (dei vigili urbani, ndr) – ha detto Gentilini in un’intervista rilasciata a Rete Veneta – affinche’ faccia pulizia etnica dei culattoni".
"I culattoni – ha incalzato Gentilini – devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli.
Qui a Treviso non c’e’ nessuna possibilita’ per culattoni o simili. Daro’ disposizione anche di rinforzare le telecamere, ma a me interessa fare proprio controlli mirati perche’ quando i miei vigili gireranno per la zona ci sara’ un fuggi fuggi e andranno in altre citta’ molto vicine".
Putifierio nel mondo politico e delle associazioni.
Arcigay chiede l’intervento del Ministro dell’Interno Giuliano Amato: « La pulizia etnica dei culattoni lanciata da Gentilini ha bisogno di una risposta finalmente convinta da parte di tutte le istituzioni».
Stessi toni quelli usati da Franco Grillini: "Chi invoca la pulizia etnica – ha proseguito Grillini – ricade in un reato previsto dalla legge Mancino. Amato dovrebbe rimuoverlo immediatamente". E propone "un bel ‘kiss-in’" e l’inaugurazione di "una ‘gay street’ come abbiamo fatto con Via di S.Giovanni in Laterano sempre nella capitale".
Il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli si spinge oltre e annuncia che querelera’ il vice sindaco di Treviso: "Non possiamo restare in silenzio dopo affermazioni agghiaccianti come ‘pulizia etnica contro i culattoni".
I Radicali italiani propongono, come risposta alle parole ‘offensive’ del vice sindaco di Treviso sugli omosessuali, che il prossimo Gay Pride nazionale si tenga proprio nella citta’ veneta.
‘L’espressione ‘pulizia etnica’ – spiega il ministro Rosy Bindi – ricorda tragedie della storia che hanno portato lutti e sofferenze a milioni di persone. Nessuno, ma soprattutto chi riveste una responsabilita’ pubblica, e’ autorizzato a usare un linguaggio offensivo, che alimenta inaccettabili discriminazioni’.
Calderoli, invece, rincara la dose: "Sulle mie magliette c’e’ scritto ‘viva la mona’, ma ognuno ha i suoi gusti e puo’ fare quello che vuole. E’ ovvio, pero’ – conclude Calderoli – che quando si determina disturbo agli altri e’ giusto che le istituzioni intervengano".
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