L’assassinio di George Floyd da parte della polizia ha scatenato furiose proteste in tutti gli Stati Uniti d’America. Domenica notte, nel corso dei saccheggi e degli scontri che hanno preso vita a Washington, D.C., anche l’edificio di un’associazione LGBT è stato devastato e dato alle fiamme. Non ci sarebbero motivazioni di natura omofoba dietro il criminale gesto, legato unicamente alla rabbia esplosa dopo l’ennesimo omicidio di un afroamericano da parte di poliziotto bianco.
Pride At Work, associazione di lavoratori LGBT, ha i suoi uffici nel palazzo della sede principale dell’AFL-CIO, la più grande federazione di sindacati degli Stati Uniti. L’edificio è a due isolati dalla Casa Bianca. I manifestanti hanno sfondato le finestre, disegnato graffiti e incendiato l’atrio.
“Le nostre finestre saranno rotte, ma la nostra determinazione non lo è“, hanno commentato da Prite at Work. “Ricostruiremo mentre continueremo la lotta per la giustizia razziale, sociale ed economica. Un edificio e i suoi contenuti sono solo proprietà. Possono essere sostituiti, a differenza delle vite umane“. Non un passo indietro dinanzi alla protesta, anzi, bensì un passo insieme a chi sta manifestando per dire basta al razzismo di Stato e alla discriminazione. “Le persone LGBTQ si trovano in ogni comunità, compresa la comunità black, e quando le nostre comunità sono sotto attacco, così come il resto del movimento operaio, ci alziamo e combattiamo. Sappiamo che non può esserci pace senza giustizia e che i nostri diritti non sono stati ottenuti facilmente o pacificamente“.
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