Negli anni ’90, i malati di AIDS erano visti come degli untori. La disinformazione portava a pensare che fossero contagiosi, e anche solo avvicinandosi si poteva contrarre questa strana malattia che colpiva solo gli omosessuali e chi faceva uso di eroina, che si contagiavano con lo scambio di siringhe. Il “cancro dei gay“, così veniva chiamato l’AIDS. Molti i fotografi che hanno pensato di raccontare la storia dei pazienti sieropositivi, tenendosi a debita distanza, per la stessa ragione indicata poco fa.
Anche Gideon Mendel ha voluto mostrare queste persone. Ma non lo ha fatto negli ultimi atti di vita, non ha mostrato dei corpi ormai senza più forze, mentre esalano l’ultimo respiro. Questo fotografo ha oltrepassato la soglia della camera d’ospedale, si è avvicinato a loro, e ha mostrato l’amore dei familiari, dei compagni, di come erano prima che la malattia li rendesse incapaci di muoversi e di parlare.
Gli scatti di Gideon Mendel ai malati di AIDS
E’ stato nel 1993, anno in cui si iniziava a rendersi conto dell’epidemia di AIDS, che Gideon Mendel ha voluto mettere in atto questo progetto. Ha quindi contattato il reparto Charles Bell del Middlesex Hospital di Londra, un ospedale specializzato nella cura dei pazienti con il virus. Questa struttura era stata voluta da Lady Diana, sempre attenta alla questione, nel 1987.
Penso che le persone si sentissero come se fosse arrivato il momento di aprirsi, e smettere di sentirsi così abbattute e nascoste.
Queste le parole di Mendel, dopo i giorni trascorsi all’interno del reparto. Il fotografo, vivendo personalmente vicino a loro e al personale medico, ha notato come la società discriminava i malati di AIDS, ma allo stesso tempo vedeva come i medici e le infermiere si occupavano di loro, con una cura e attenzione incredibile. Si concentrò in particolare su 4 pazienti, i quali morirono pochi giorni dopo. Sapevano che la fine era vicina, ma fino a quando hanno potuto, hanno voluto dimostrare il loro amore. Gideon Mendel ci ha mostrato questo attraverso 10 struggenti foto.
Credits: Gideon Mendel
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