Il primo viaggio gay: Il Grand Tour
Si sente sempre di più parlare di viaggi e vacanze gay. Difatti il mercato del turismo, da ormai diversi anni, si sta dedicando con particolare attenzione a questa parte di clienti, spesso trascurata o addirittura discriminata. Ed è cosi che da qualche anno sono nate agenzie specializzate in viaggi gay e portali dedicati ai turisti stranieri che decidono di visitare il nostro paese.
Una nicchia di mercato che risulta interessante per i professionisti del settore viaggi, perché si concentrano su un nuovo trend, anche se di nuovo non c’è in realtà molto. Difatti, la verità è che questo tipo di viaggio esisteva già e trae origini da un’usanza dei giovani rampolli delle famiglie ricche dell’Ottocento. Questi spesso partivano per visitare l’Italia, in particolare, per il famoso “Grand Tour.”
L’Italia, la Grecia e altri paesi del Mediterraneo offrivano l’opportunità di viaggiare in assoluta libertà. Erano luoghi ancora lontani dal turismo di massa e soprattutto lontani dalle guerre e discriminazioni.
Il Grand Tour Gay
Questi tour erano frequentati da giovani benestanti e provenienti dalle famiglie aristocratiche europee. Non era di certo un caso: erano le stesse famiglie che decidevano di finanziare il viaggio dei figli considerati “scomodi”, ovvero con un orientamento sessuale che al tempo non era considerato normale. Compiendo questo viaggio principalmente nei Paesi del Sud Europa, i giovani potevano esprimere liberamente la propria omosessualità. Senza essere discriminati o attaccati.
Questa libertà colpì anche Goethe, che nel 1787, scrisse “un curioso fenomeno che non ho mai potuto osservare in proporzioni tali in nessun altro luogo: mi riferisco all’amore fra uomini”.
Esistono molte informazioni di questo fenomeno, dalle quali è possibile rintracciare una sorta di evoluzione del turismo gay. Gli atleti, ad esempio, visitavano il nostro Paese per le montagne e le Alpi, oppure per rigenerarsi nelle tante località di benessere sparse lungo la penisola. Per molti, questi viaggi erano l’unico modo per vedere il mare e farci un bagno. Quest’ultimo accadeva spesso lungo il Golfo ligure ma soprattutto a Napoli.
Oltre a queste zone d’Italia, fra le località più amate dai ragazzi dell’Ottocento troviamo Taormina, Siracusa ma soprattutto l’isola di Capri. Una vera e propria “Mecca gay”, come si direbbe oggi.
Napoli meta gay per eccellenza
Napoli però più di ogni altra città fu da richiamo per tantissimi giovani. A dispetto di quello che si sentiva dire di Napoli, la città era il fulcro di una vita fatta di arte, scienza e letteratura. E i turisti che arrivavano qui dalle città del Nord Europa non potevano che rimanere estasiati dalla bellezza e dall’autenticità di Napoli e dei suoi abitanti. Molti fra i napoletani dell’epoca erano poi soliti alla prostituzione, sopratutto maschile, e questo servì da richiamo per i tanti ragazzi dell’aristocrazia europea che qui trovarono facilmente momenti di relax.
A tutto questo poi si aggiunse il bassissimo costo della vita dell’Italia dell’epoca. Molti dei turisti poterono viaggiare dal Nord Italia al Centro fino ad arrivare sulle coste della Sicilia, a un costo relativamente basso.
Oggi di quel turismo gay è rimasto poco. L’evoluzione, almeno quella turistica, nel nostro Paese c’è stata e l’Italia inizia a conquistare anche gli stranieri.
I luoghi della movida gay, con Gallipoli e Torre del Lago in estate e le grandi città in primis Milano, sembrano segnare un nuovo primato per il turismo gay di massa in Italia. Un’evoluzione in positivo che porta nuova linfa alle città storiche del Mediterraneo. E nonostante alcuni casi isolati, oggi in Italia si può viaggiare liberamente al di là dell’orientamento sessuale, liberi di esprimersi e vivere le esperienze che si desiderano.
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