La Grecia ha ieri bandito le cosiddette ‘terapie di conversione‘ per i minori, terrificante pratica volta a sopprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona. A darne notizia Reuters.
In base alla legge approvata dal parlamento greco, psicologi o altri professionisti sanitari avranno ora bisogno del consenso esplicito di una persona per eseguire tale trattamento, rischiando multe e il carcere nel caso in cui dovessero infrangere la legge. Canada, Nuova Zelanda e Francia erano stati gli ultimi Paesi a criminalizzare la terapia di conversione.
“Ovviamente questi trattamenti non solo non sono una terapia, ma non sono supportati scientificamente“, ha tuonato il ministro della Salute Thanos Plevris. “Sono false cure che affermano che quando un minore “sceglie” un orientamento sessuale diverso, i suoi genitori possono procedere con specifici ‘trattamenti’ affinché questo bambino “ritorni” alla normalità”.
Il disegno di legge vieta inoltre la pubblicità di tali pratiche. Plevris ha aggiunto che il governo è al lavoro per vietare anche gli interventi chirurgici su neonati intersessuali e bambini nati con cromosomi atipici che influenzino la loro anatomia riproduttiva in modo tale che non si adatti alla definizione normativa di maschio o femmina.
Nel mondo pochi Paesi hanno ufficialmente bandito le teorie riparative, per legge. In Europa è stata Malta la prima nazione a vietarle ufficialmente, nel 2016, con l’approvazione all’unanimità dell’Affermation of Sexual Orientation, Gender Identity and Gender Expression Act, diventando il primo paese dell’Unione Europea a vietare la terapia di conversione.
In Italia il dibattito sul divieto alle terapie di conversione è stato da tempo follemente archiviato, mentre nel Regno Unito Boris Johnson ha annunciato di volerle vietare ad esclusione delle persone trans, scatenando le furenti proteste della comunità LGBTQ inglese.
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