Un “discorso della Regina”, storico, quello andato in scena ieri a Westminster, perché tenuto dal Principe Carlo e non dalla Regina Elisabetta II, costretta al ‘riposo’ per volontà dei medici. Dal 1963 ad oggi mai la Regina aveva perso un Queen’s Speech, programma di governo presentato a Camere riunite in occasione dell’inaugurazione della nuova sessione parlamentare.
È toccato quindi proprio a Carlo, principe di Galles ed erede al trono, confermare l’imminente arrivo di una legge contro le terapie di conversione, a breve presentata in parlamento ma ad esclusione delle persone trans e degli ‘adulti consenzienti’. Un anno fa fu la Regina ad annunciare l’arrivo di una legge ad hoc, poi rinviata dal Governo Boris Johnson ed ora riletta in chiave transfobica, ad esclusione di una parte di comunità, la parte più fragile.
La legge promessa da Boris Johnson “vieterà solo le pratiche di terapia di conversione volte a cambiare l’orientamento sessuale”. L’identità di genere non sarà contemplata, con le associazioni LGBTQ+ britanniche sul piede di guerra. Il governo ha sottolineato come la misura “tutelerà i minori di 18 anni, indipendentemente dalle circostanze, e gli over 18 costretti a sottoporsi a pratiche di terapia di conversione”.
Gli attivisti temono quest’ultima parte, letta come sorta di ‘scappatoia’ che continuerà ad autorizzare le terapie di conversione anche nei confronti delle persone LGB. Il governo ha precedentemente affermato che la sua definizione di consenso sarà “robusta e rigorosa“, ma consentirà comunque agli adulti di “offrirsi volontari” per la terapia di conversione.
“Un divieto alle pratiche di conversione che non copra sia l’orientamento sessuale che l’identità di genere non protegge nessuno. Coloro che vogliono cancellare o sopprimere le persone LGBTQ+ dal vivere le loro vite non fanno differenze“, ha tuonato un portavoce di Stonewall. “A livello globale, tutti i recenti divieti hanno riguardato sia l’orientamento sessuale che l’identità di genere, perché la comunità internazionale riconosce che le motivazioni alla base della pratica derivano da una cosa: l’odio per le persone LGBTQ+. Il governo del Regno Unito deve smettere di fare politica con le nostre vite e introdurre un divieto che protegga tutte le persone LGBTQ+”.
© Riproduzione Riservata