Belli i tempi in cui su Grindr le domande erano quelle di sempre: “A o P?“, “Ospiti?”, “Di dove sei?“, “Dotato?” oppure la più semplice e incisiva “Sex?”. Ora, ogni messaggio da un utente è visto con sospetto, perché anche non volendo si passa a parlare del tema dell’argomento: il Coronavirus.
Basta fare un giro nella app di incontri gay per eccellenza (ma anche su Tinder, non c’è differenza) per scoprire come la visione dell’appuntamento per un rapporto sessuale “Proprio Ora” comune in Grindr sia cambiata. Se prima ci si organizzava in 10 minuti, una volta trovato il proprio tipo, e ci si preparava per recarsi a casa di uno o dell’altro, adesso la conversazione si fa più lunga, e ci si domanda “E se questo qui avesse il Covid 19?“.
E l’ultima cosa che vogliamo, adesso, è proprio quello di prenderci un virus misterioso, per il quale non esiste ancora un vaccino, e che può essere presente nel nostro organismo rimanendo asintomatico. Io sto a casa, esco solo per fare la spesa indossando guanti e mascherina, mantengo le distanze di sicurezza, appena arrivo a casa mi lavo le mani e le igienizzo con un detergente a base alcolica. Ma l’altro? Quello che dovrei incontrare per una sveltina?
Le chat di Grindr ai tempi del coronavirus
Tinder (la Grindr “versione etero”) da quando c’è la quarantena è stata scaricata quasi 300.000 volte in più rispetto alle settimane antecedenti la pandemia. Inutile dire che anche per l’app LGBT sarà andata più o meno allo stesso modo.
Ma che utilità potrebbe avere una app di incontri in un momento storico in cui le autorità ci consigliano vivamente di non muoverci se non per assoluta necessità, e sapendo che il sesso non rientra nelle categorie indicate? Presto detto: se molti cercano solo una chat, altri ancora oggi propongono un incontro, in barba alle disposizioni, per un incontro focoso.
E’ di oggi la chat su Grindr con una coppia di 30enni. Dopo il tradizionale “Ciao”, il proponente si presenta andando subito al sodo: “Noi siamo giovane coppia di 30 anni, attivo e passivo”. Come se fosse una giornata normale, non si fa problemi a parlare di sesso, di incontro, per una cosa a tre. Gli faccio notare che potrei essere infetto, o che potrebbero esserlo loro, anche se asintomatici. Solo dopo alcuni messaggi insistenti, in cui mi spiegava che ognuno è responsabile di sé stesso (idea improponibile in questo momento), decide di tornare sui suoi passi, fissando un eventuale incontro a quando tutto questo sarà finito.
O solo qualche giorno fa: se si vuole incontrare un ragazzo, che abita a soli 200 metri da casa? Un miraggio, per chi vive in una piccola città. Si finge di andare a comprare il giornale, si fa una deviazione e si incontra. Certo, ma solo con la mascherina!
Chat del genere in Grindr sono tantissime, troppe. Ma solo alcuni decidono alla fine di rimandare, impauriti. E da questa paura alcuni profili più responsabili iniziano a conoscere gente via chat, ritrovando il gusto di parlare, a scoprire membri della comunità LGBT della propria città che non si conoscevano, a riprendere i contatti con amici ed ex. E solo per trascorrere il tempo.
E non solo. C’è chi decide di incontrarsi, ma responsabilmente. Come? Con un appuntamento in fila, in attesa di entrare al supermercato. Oppure direttamente dentro, tra gli scaffali del reparto colazione. Chissà, tra l’orzo bimbo e le capsule Lavazza, forse potrebbe iniziare una storia d’amore.
Stare a casa
A parte gli scherzi, sono troppe le persone che ancora si comportano come se nulla fosse, soprattuto in app come Grindr. L’importante è rimanere a casa, rimandare gli appuntamenti galanti a quando i tempi saranno migliori. Un sacrificio non indifferente, per chi è single o non vive con il proprio partner, ma necessario per sconfiggere questo virus.
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