29enne sciatore americano, Hig Roberts ha fatto coming out dalle pagine di Out e del NYTimes, diventando così il primo membro della squadra di sci USA nonché il primo sciatore ad aver preso parte ad una Coppa del Mondo ad aver dichiarato pubblicamente la propria omosessualità.
Stare chiuso nell’armadio mi ha portato via esperienze e gioie che avrei potuto provare durante questa vita, ed è un peccato. Ho vissuto momenti in cui sono salito sul podio, ma ero depresso. Ero quasi stordito a causa dell’angoscia mentale che provavo. Ho vissuto notti insonni. Ho avuto attacchi di ansia. Ho avuto grandi attacchi di depressione. Ho dovuto nascondere tutto questo ai miei compagni di squadra e ai miei allenatori. Poi una mattina mi sono svegliato e mi sono detto, “Ora basta, he ho abbastanza”. Amo questo sport più di ogni altra cosa, sono così fortunato e privilegiato a farlo, ma non posso passare altro giorno senza cercare di raggiungere la persona che dovrei essere.
L’infanzia di Hig è stata tutt’altro che semplice. All’età di nove anni la rottura del femore, che lo costrinse per un anno su una sedia a rotelle. In quello stesso periodo la morte del fratello. Esperienze che l’hanno forgiato, con la sorella gemella sempre al suo fianco.
“Non ero sicuro che quello che stessi provando corrispondesse al modo in cui percepivo l’omosessualità in quel momento, il che era ovviamente una rappresentazione sbagliata. Come atleti, la visibilità per le persone LGBTQ + è sempre stata molto bassa. Non c’è stata molta rappresentazione, soprattutto nello sci, sport molto maschile, aggressivo e basato sulla forza“. Mentre lottava con la piena accettazione di sè, Roberts ha iniziato a vivere con difficoltà la gestione del silenzio. “Crescendo, ho iniziato a sentire come se il mio cervello mi stesse giocando questo scherzo”. “Stavo cercando di bilanciare questi sentimenti sull’essere gay, ma al tempo stesso non credevo che io potessi avere successo in uno sport tanto mascolino. Mi sentivo come se fossi rimasto intrappolato da una serie di regole non dette di mascolinità che lo sport mi aveva insegnato in giovane età, in particolare il mondo lo sci mi stava insegnando ad essere così, soprattutto quando sono poi diventato un professionista e ho iniziato a girare per l’Europa“. A quel punto Hig ha iniziato ad aver timore anche dal punto di vista economico, temendo di poter perdere ricche sponsorizzazioni se la sua omosessualità fosse emersa pubblicamente. Le Olimpiadi, da questo punto di vista, potrebbero essere una vetrina incredibile in quanto a rappresentatività, ma “c’è anche questa forte pressione sugli atleti olimpici“, sottolinea Roberts, che tende a frenare coming out sportivi.
“Gli atleti non sono in grado di prendere una posizione politica“, in riferimento al protocollo CIO che tutti gli atleti devono rispettare. “Non sei autorizzato a utilizzare la tua piattaforma alle Olimpiadi per qualcosa che vada anche oltre lo sport“. Fortunatamente qualcosa sta cambiando, con Casey Wasserman, presidente delle Olimpiadi di Los Angeles 2028, che ha scritto al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per chiedere modifiche alla controversa Regola 50 della Carta Olimpica che proibisce manifestazioni che mostrino manifestazioni politiche, religiose o razziali da parte degli atleti. “Essere antirazzisti non vuol dire fare politica. Essere antirazzisti è fondamentale per i nostri principi umani e, quindi, l’incarnazione di tutto ciò che i Giochi Olimpici simboleggiano“, ha precisato Wasserman, ora applaudito da Roberts.
Mi sono sentito muto, alle Olimpiadi. Fin dall’inizio sentivo che avrei dovuto essere felice per esserci, ma non necessariamente meritevole di esserci. Ha messo un freno alla mia capacità di esprimermi. Ci sono stati momenti in cui ho sentiti insulti omofobi, ma facevo affidamento sugli sponsor per sopravvivere. Un giorno mi guarderò indietro e dirò: ‘È stato davvero fantastico. Ho viaggiato per il mondo. Ho gareggiato con i migliori. Sono stato uno dei migliori e ho fatto davvero tutto da solo‘. Mi sono impegnato per sopravvivere e realizzare quel sogno più di chiunque altro. Saprò esserne orgoglioso, ma vorrei anche potermi guardare indietro e dire: ‘Ho fatto tutto questo mentre ero veramente felice come persona‘. Penso che sia una pillola molto difficile da ingoiare, il fatto che abbia avuto l’opportunità di perseguire una cosa che capita una volta nella vita ma non mi permettevo nemmeno di sentirla completamente, perché la mia felicità non c’era. Non ero in grado di essere apertamente gay ed essere la persona che volevo essere.
Doveroso il consiglio finale, a tutti quegli atleti che vivono con paura la propria omosessualità, nascosti dietro maschere di facciata. Siate felici.
Voglio che sia possibile per tutti, ma voglio anche che questi atleti e che questi ragazzi sappiano che ci sono persone là fuori che hanno provato le stesse cose. Dovete affrontare il vostro viaggio. Guidate voi stessi nella solitudine. Penso che molte persone lo stiano facendo in questo momento, avete l’abilità altrettanto fattibile di cambiare quella narrativa di voi stessi. Se credete sia troppo spaventoso per farlo, non siete dei codardi, non siete persone deboli. Sono fermamente convinto nella bontà delle persone. Starete bene. Ancora più importante, starete sulla buona strada per essere persone felici, esseri umani migliori, e penso che sia una cosa bellissima.
Dopo 29 anni, Hig può oggi dire, a petto in fuori e schiena dritta, “sono gay, fa parte di me, ne sono orgoglioso, e sono pronto per essere felice“.
https://www.instagram.com/p/CFKTDyJDl6F/
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.