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HIV, inizia la sperimentazione sull’uomo di una possibile cura: si potrà dire addio ai farmaci?

In caso di successo, i pazienti con l’HIV non dovranno più assumere farmaci. Ma è ancora presto per cantare vittoria.

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2 min. di lettura

Una grade novità: La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato una sperimentazione sull’uomo di un nuovo trattamento per l’HIV. Potrebbe essere la cura definitiva. Ma il condizionale è d’obbligo. Come per tutti gli altri tentativi, anche questa possibile cura deve prima portare a dei risultati soddisfacenti.

Questa nuova terapia per l’HIV proviene dalla società biotecnologica American Gene Technologies (AGT), con sede a Rockville, nel Maryland. Si parla di terapia genica, poiché non richiede l’uso di farmaci, che solitamente le persone sieropositive devono assumere quotidianamente, per tutta la loro vita. Nel caso in cui si interrompesse l’assunzione, l’HIV potrebbe tornare a farsi sentire, mettendo in pericolo la vita del paziente.

La terapia di chiama AGT103-T. I ricercatori hanno ipotizzato una semplice prassi in 3 punti: prelevare dei globuli bianchi da una persona con l’HIV; inserire nel campione un gene che modifica i linfociti T; reintrodurre il campione di globuli bianchi nel paziente. Con questi passaggi, si dovrebbe interrompere la riproduzione delle cellule con l’HIV, garantendo invece la replicazione di quelle sane.

Insomma, queste cellule, chiamate T CD4, sono resistenti all’HIV e venendo reintrodotte nel paziente sieropositivo, si duplicano e combattono il virus.

Una probabile cura per l’HIV senza farmaci

La AGT è fiduciosa nella riuscita della terapia. Sarebbe un enorme passo in avanti, poiché saranno obsoleti i farmaci che oggi permettono di mantenere a zero la carica virale del virus dell’HIV. Sempre mantenendo i piedi per terra, la Fase 1 di questa sperimentazione partirà da Baltimora e Washington DC, su sei pazienti.

Una volta conclusa questa parte con risultati soddisfacenti, la società potrebbe chiedere alla FDA di autorizzare la sospensione dei farmaci su alcuni pazienti, per capire se la terapia ha funzionato.

E le tempistiche?

Tutto dipende dai risultati derivanti dalla Fase 1. I tempi non si possono determinare a priori, ma per questo studio e il passaggio poi alla Fase 2,  si può stimare un’attesa ancora di 4 anni. 

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