È fratello di Gasparri, quello del Pdl, ma soprattuto è un generale e vicecomandante dei carabinieri, il Clemente Gasparri protagonista di una vicenda emersa dalle pagine de Il Fatto Quotidiano. Durante una lezione sulla pedopornografia che stava tenendo agli allievi della Scuola Carabinieri, ha dichiarato: "Ammettere di essere gay, magari facendolo su un social network, come un graduato della Guardia di Finanza, non è pertinente allo status di Carabiniere". Secondo Gasparri, infatti, "l’Arma è come un treno in corsa, i passeggeri sono vincolati, prima di scendere, alla responsabilità di lasciare pulito il posto occupato. Gli ufficiali del Ruolo Speciale che fanno il ricorso, i giovani ufficiali dell’applicativo che fanno istanze per avvicinarsi alla famiglia, gli omosessuali che ostentano la loro condizione, sono in sintesi tutti passeggeri sciagurati dell’antico treno, potenzialmente responsabili della sporcizia o del deragliamento".
Insomma, il generale vorrebbe anche in Italia una legge simile a quella da poco abolita negli Stati Uniti: il divieto di coming out per i militari. Un provvedimento utile secondo chi vede l’omosessualità indecorosa per un servitore dello Stato.
A ribellarsi è stata l’associazione radicale Certi Diritti che oltre a scrivere una lettera all’ufficio antidicriminazioni della presidenza del Consiglio, ha provveduto anche affinché i parlamentari radicali – primo firmatario Maurizio Turco – presentassero un’interrogazione urgente al ministro della Difesa. Nel testo si chiede "quali immediate azioni intenda intraprendere (il ministro, ndr) per accertare se detti fatti corrispondano al vero e, in tale caso, sanzionare l’autore del gravissimo gesto anche attraverso la sospensione precauzionale dal servizio del generale Clemente Gasparri che con il suo comportamento avrebbe leso innanzitutto la dignità e la reputazione dell’Arma dei carabinieri e della stragrande maggioranza di essi".
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