Se il cinema è sogno, "Inception" è la quintessenza della settima arte. Ma spesso i sogni sono incomprensibili, confusi, indecifrabili e allo stesso modo si presenta agli occhi dello spettatore questo iperkolossal tecno-fantascientifico di Christopher Nolan ("Il cavaliere oscuro"), costato quasi 200 milioni di dollari e capace di rastrellarne più di 700 in giro per il mondo, in uscita da noi venerdì 24 settembre. Preparatevi, in confronto il sibillino "Memento" era una passeggiata. Cerchiamo sommariamente di descrivervi quel poco di trama che abbiamo colto, frastornati dalla successione di sequenze oniriche incapsulate una dentro l’altra come scatole cinesi in cui ogni tanto – ma vallo a capire – fa capolino la realtà dei fatti: il protagonista Dominic Cobb (Leo DiCaprio, al top come forma fisica superginnica) è ai vertici dello spionaggio industriale grazie a una tecnica che gli consente di ‘impiantare’ illegalmente idee nel subconscio attraverso una semplice siringa collegata a un apparecchio elettronico e manipolare così menti e coscienze.
Questo rivoluzionario marchingegno l’ha però reso appetibilissimo sul mercato criminale e così Dominic è costretto a un’eterna fuga che l’ha allontanato dall’amata moglie e dai due figlioletti. Ma con la collaborazione di un giovane gruppo di sperimentatori dell’Inception, cercherà di immergersi lui stesso negli abissi onirici per realizzare lo psico-ladrocinio più remunerativo possibile.
Non si può non rimanere affascinati dai mirabolanti effetti speciali, in grado di arrotolare come una crêpe gigante la città di Parigi, farne esplodere un’intera via o rimodellarne l’architettura come se fosse plastilina. Ma alla lunga – l’action fracassone dura quasi due ore e mezza, davvero troppe – l’indiscutibile fascino visivo di "Inception" tra inseguimenti mozzafiato, esplosioni realistiche e fluttuazioni antigravità in stile "Matrix", rischia di diventare una sequela anche un po’ smargiassa di prodezze tecno digitali fini a se stesse, enfatizzate da un sottofondo sonoro dai bassi profondi piuttosto invasivo.
Così, chi guarda rischia di essere sballottato di qua e di là – "Inception", tra l’altro, è stato girato in ben sei nazioni: USA, Francia, Marocco, Inghilterra, Giappone e Canada – come la trottola-feticcio che ricorre simbolicamente a più riprese durante il film, con un effetto stordente che lascia tramortiti.
Il cast composito annovera un’antologia di giovani promesse che abbiamo apprezzato in alcuni dei migliori film queer degli ultimi anni: l’androgino Cillian Murphy di "Breakfast on Pluto", il segaligno Joseph Gordon-Lewitt di "Mysterious Skin" e il fascinoso Tom Hardy che si era incarnato nel più pericoloso criminale d’Inghilterra nel sulfureo "Bronson" (tra i veterani è rimarchevole il cameo di Sir Michael Caine, adorabilmente camp in "Sleuth").
Ma a spalleggiare il sempre bravo DiCaprio ci sono anche l’incantevole premio Oscar Marion Cotillard, nel ruolo tormentato della moglie Mal, e la fresca Ellen Page di "Juno".
"Non voglio essere una movie star ma un attore" ha dichiarato il trentaseienne DiCaprio al mensile "Elle" in uscita oggi. "I quaranta sono vicini: una bella tappa. Spero che tutti la smettano di pensare a me come l’adolescente ritardato di "Buon compleanno, Mr. Grape". È stato un lungo lavoro la mia crescita, sia personale che professionale. Recitare è un modo di dare agli altri, di trasformarsi, di crescere. Le donne? Mi piacciono quelle che sanno vestire con misura e armonia e non quelle che cercano di sembrare troppo di tutto. E, un giorno, presenterò con orgoglio mia moglie e i miei figli. Ma vivremo nel più assoluto anonimato possibile".
Gli appassionati del genere non si perdano stasera la puntata de "I cinepatici" su Coming Soon Television dalle 22.40 con proiezione esclusiva dei primi venti minuti di ‘Inception’ e una mini-retrospettiva su Christopher Nolan.
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