Erano il luogo per eccellenza della seduzione di massa, un immenso parco divertimenti nel quale vigevano regole “altre” nei gesti, nel linguaggio e nei comportamenti. Per almeno tre decadi sono state il sacro tempio in cui l’industria della nightlife ha trovato terreno fertile per raggiungere il suo massimo splendore. Stiamo parlando delle discoteche, destinazioni mitologiche e dionisiache, miniature notturne della realtà che con i loro eccessi offrivano una scappatoia all’insensatezza dell’esistenza.
Videro il loro Zeitgeist negli Anni ’80, decennio improntato all’edonismo collettivo in cui tutto era società dello spettacolo. Poi sono diventate laboratori d’avanguardia negli anni ’90, teatri fisici della contaminazione, del trasformismo e delle relazioni amorose. E infine l’oblio. Negli ultimi vent’anni le discoteche, così per come le conoscevamo, sono andate via via scomparendo, trasformandosi in spazi da riconvertire all’interno di un paesaggio urbano che ha cambiato radicalmente volto. Sono stati i Millennials a tradirle?
Con l’avvento dei social ha preso forma una nuova geografia della notte. La discoteca come tempio è scomparsa. Al suo posto club, festival, eventi, applicazioni per incontri. Partendo da questi temi l’artista visivo Jacopo Miliani ha scelto di relazionarsi per la prima volta al linguaggio cinematografico attraverso la sceneggiatura e la regia, realizzando “La Discoteca”. Un’evoluzione e una sintesi della sua ricerca su temi come il linguaggio del corpo, il ballo, i luoghi comunitari e la performatività del sé.
Il film “La Discoteca” racconta un futuro distopico in cui un’autorità non ben identificata proibisce il ballo e il libero sfogo alle emozioni, ed esercita il proprio potere sulle persone trasformandole in rose. Un grottesco retro-futuro in cui un’applicazione digitale sorveglia le case e seleziona esseri umani per una serata speciale in discoteca, luogo deputato a consumare un rituale finalizzato alla riproduzione controllata della specie. Nella discoteca non vi è traccia di divertimento, imprevisto, scoperta dell’altro. È qui che Sylvester (Eva Robin’s) regina/tiranna del Babilonia, accompagnata da altri abitanti di questo luogo spettrale (Anna Amadori, Charlie Bianchetti, Kenjii Benjii e Alex Paniz), accoglie Didi (Eugenia Delbue) ed Ermes (Pietro Turano) due giovani antieroi che daranno vita a una sorprendente trasformazione. Il Kontiki di Vigarano Mainarda, storico tempio della discomusic e della vita notturna, fondato nel 1974 da Gianfranco Roncarati, fa da sfondo alla narrazione.
Giovedì 16 settembre, il Festival Gender Bender di Bologna dedica a “La Discoteca” un live event, un susseguirsi di approfondimenti sulla ricerca dell’artista, il dj set del musicista Thomas Costantin, autore della colonna sonora, e la proiezione del film al Parco del Cavaticcio. Sabato 18 settembre il MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer di Milano ospita al Piccolo Teatro Strehler la prima proiezione in sala del film come evento speciale della sua 35° edizione. Presenti l’artista, il cast e le curatrici.
“La Discoteca” – L’INTERVISTA AL REGISTA JACOPO MILIANI
Ho conosciuto Jacopo Miliani circa dodici anni fa in una piccola discoteca di Milano lontana dai giri mainstream, in cui aspettavamo euforici che il dj mettesse “Emerge” di Fischerspooner. Al suo posto oggi c’è un “grazioso bilocale ristrutturato” che affaccia su strada. L’epoca dei divanetti appiccicosi, delle cannucce colorate, dei glitter e della notte che diventa giorno è finita, ma nel futuro della discoteca c’è ancora qualcosa da scoprire…
Nella discoteca che porti in scena non c’è traccia di divertimento e di scoperta dell’altro. Che cosa accade invece?
Non si dice quello che accade… Bisogna vedere il film!
Il nome del personaggio interpretato da Eva Robin’s – Sylvester – è un tributo all’iconico cantante statunitense, autore della disco hit “You Make Me Feel”?
Nel film ci sono molti giochi di linguaggio e tantissime reference. La discoteca si chiama Babilonia non solo in riferimento alla leggendaria città simbolo della nascita delle diverse lingue, ma è anche un riferimento all’omonima rivista gay (la prima in Italia a essere distribuita nelle edicole) fondata da Ivan Teobaldelli e Felix Cossolo nel 1982. Questa rivista è stata per anni un punto di riferimento per la cultura gay e ha tentato più volte di creare una mappatura dei vari locali LGBT e queer in Italia. Quando ho pensato a una tiranna che abitasse dentro il club immaginato nel film mi è venuto subito in mente il nome di Sylvester in quanto regina del dancefloor e pioniera della disco-music. In quel momento stavo leggendo “Crisco Disco” di Luca Locati Luciani. Nel film però non ho voluto lavorare sull’identità, al contrario per me e importante creare dei corto-circuiti identitari e linguistici e quindi ho scelto Eva Robin’s per la parte di Sylvester.
Con Eva c’è un’amicizia di lunga data? Come vi siete conosciuti?
Ho conosciuto Eva quando le ho proposto di partecipare al film. Con Elisa del Prete (produttrice del progetto insieme a Silvia Litardi) siamo andati a casa di Eva dove lei racchiude un intero mondo fatto di quadri, oggetti di antiquariato, acquari, tappeti e piante. Lì ci siamo conosciuti e c’è stato subito quello che speravo, ma che non sempre accade: completa sintonia. Poi abbiamo continuato, e lo stiamo facendo tutt’ora, a mandarci messaggi, condividere titoli di film, raccontarci gossip e tutte le volte che ci vediamo a Bologna troviamo sempre il tempo di stare insieme. L’esperienza sul set è stata altrettanto intensa, seppur molto diversa dai nostri incontri. Nonostante la sua grande esperienza in teatro e al cinema, lei si è affidata molto a me e ci siamo ascoltati a vicenda. Sul set è stata pura… magia!
Quali sono i tratti caratteristici dei protagonisti Didi ed Ermes?
I nomi Didi (Didone) e Ermes non sono casuali, sono figure mitologiche greche la cui storia è carica di riferimenti alla sessualità e sensualità. Didi è interpretata da Eugenia del Bue. Il personaggio di Didi è una donna forte che trattiene le sue emozioni, ma i suoi gesti esprimono comunque una ribellione al controllo e una ricerca di riscatto. Eugenia è entrata dentro la parte con un’attenta ricerca sui ruoli femminili che vanno dalle protagoniste dei film di Ingmar Bergman alle figure del ballo televisivo come Heather Parisi. Ermes è interpretato da Pietro Turano. Il personaggio di Ermes è quello di un giovane uomo che sembra apparentemente stanco e annoiato, ma che dentro ha un fuoco di emozioni e di pensieri che si scateneranno sulla pista da ballo. Con Pietro, come con gli altri attori e attrici, abbiamo lavorato sul corpo e sui gesti cercando che queste fossero espressivi e efficaci. Ermes infatti non ha molte battute, ma quello che dice ha una forza essenziale, come se le parole fossero degli slogan. Infatti ho scelto Pietro come interprete anche in relazione alle sue esperienze di attivismo e al ruolo che riveste nella comunità LGBTQI+.
Milano e Bologna sono state luoghi di riferimento della nightlife per più di un ventennio. Cosa manca oggi in queste città e cosa è andato perduto per sempre?
Sono molto felice di presentare il film al Centro Pecci di Prato, al Gender Bender di Bologna e al MIX di Milano che si trovano in tre città a cui sono legato sia professionalmente che personalmente. Anche se ho molti ricordi che mi legano alle discoteche di queste città, questo progetto non vuole offrire uno sguardo malinconico e nostalgico rispetto al passato, ma cerca di rileggere quello che è stato per vivere il presente senza aspettare il futuro, che in quanto tale è, e sarà sempre, incerto. Milano, Bologna e Prato/Firenze sono le città in cui ho vissuto in Italia e quindi si legano anche ai miei incontri in discoteca: momenti effimeri che fanno parte di me.
In apertura, Jacopo Miliani, La discoteca, film still, 2021.
“La discoteca” di Jacopo Miliani è vincitore dell’ottava edizione di Italian Council, programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. Promosso dall’associazione culturale Nosadella.due, curato e prodotto da Elisa Del Prete e Silvia Litardi del direttivo curatoriale NOS Visual Arts Production, il progetto filmico nasce dalla collaborazione con APS Arcigay Il Cassero/Gender Bender Festival, Bottega Bologna, If I Can’t Dance, I Don’t Want To Be Part of Your Revolution, Run by a group / openspace.
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