1) Lo sguardo rassegnato e sognante di Casey Affleck che osserva di spalle il suo adorato Jesse James mentre fa il bagno nudo nella vasca nel curioso e meditabondo western statico di Andrew Dominik dal titolo wertmulleriano The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford (Brad Pitt è bravino ma per la Coppa Volpi c’era di meglio, per esempio Tommy Lee Jones nel film di Haggis o l’accoppiata Caine/Law di ‘Sleuth’).
2) Lo straziante resoconto dell’atto d’amore gay dalle tragiche conseguenze tra i due anziani nel finale di The Speed of Life di Ed Radtke, delicato primo Queer Lion nella storia della Mostra.
3) Il vertiginoso scambio di battute ai confini del camp tra gli ottimi Michael Caine e Jude Law nel geometrico Sleuth di Branagh: ovvero come si seduce un uomo apparentemente etero col potere e con i soldi. Genialmente aristocratico.
4) La bislacca partita di biliardo dei due uomini a chiappe nude mentre imperversa un’assurda musica da thriller nella noiosissima boiata Help Me Eros di Lee Khang-Sheng, brutta copia dei film di Tsai Ming-Liang, non a caso produttore esecutivo. Ridicole vette da antologia del trash: il sesso della grassona con le anguille nella vasca (nemmeno la Marini osò così tanto!) e il triangolo glam-bisex con celebri loghi modaioli proiettati sui corpi nudi.
5) L’ammiccante seduzione tra due donne interrotta dalla telefonata di un’irriconoscibile Marisa Berenson nella discontinua opera prima di Jalil Lespert 24 misure (buono il segmento con l’incisivo Benoît Magimel) mentre la scena finale a tre sul letto non ha alcuno sviluppo dal lato lesbico.
6) La narcisata trans di Michael Caine che indossa la parure di Bulgari contesa in Sleuth ex-aequo con un imbarazzante Lo Cascio che si contempla vanesio allo specchio nel piattissimo Il dolce e l’amaro. Già trend: alle belle feste del Lido trionfavano preziosi pendagli da vari lobi maschili. Il futuro è drag?
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