‘Con questi sorrisi vi racconto una storia’.
Così inizia il lungo post Facebook pubblicato nella giornata di ieri da Cathy La Torre, avvocata, attivista LGBTQ nonché fondatrice di GayLex che ha voluto raccontare quanto capitato ad una coppia di Legnago, in provincia di Verona.
Loro sono Mauro e Natan, dal 23 dicembre scorso uniti civilmente. Ma a porte chiuse, perché la Sindaca PD di Legnago ha consigliato loro di volare bassi, perché ‘la gente mormora, il paese è piccolo, siamo tutti cattolici e bla bla bla’. Neanche un brindisi finale, la prima cittadina ha concesso loro, onde evitare ogni tipo di visibilità. Quando in paese è girata voce che due uomini si sarebbero uniti civilmente, le strade si sono riempite di scritte e volantini: “via i froci da Legnago”, “no froci”, “froci morite”. Nessuna di questi infamanti insulti è stata fatto rimuovere. Mauro e Nathan non hanno comunque abbassato la testa, unendosi civilmente davanti a sole 5 persone: due testimoni, il celebrante e la moglie, una funzionaria del comune. Nonostante ciò, prosegue Cathy nel suo racconto, Mauro e Natan sono finiti in prima pagina su Legnago Week, giornale locale, attraverso un articolo che ritraeva la loro cerimonia, accompagnata dai loro nomi e cognomi.
Facile immaginare il risultato. Dal 23 dicembre scorso Mauro e Natan hanno i capannelli sotto casa, i social invasi di ingiurie, minacce, offese devastanti. Non sono usciti di casa neppure per capodanno. In paese hanno paura persino di andare a fare le spesa. Ed è qui che subentra l’avvocatessa La Torre, perché i due prendono un treno per andare a Bologna, chiedendo il suo aiuto.
‘Mi hanno dato mandato di far causa al giornale e a tutti coloro che in questi giorni hanno speculato e devastato le loro vite, rovinando i giorni successivi alla loro cerimonia. In special modo, un giornale che per vendere qualche copia in più li ha schiaffati in prima pagina senza il loro consenso‘.
‘Con questa foto sorridente‘, conclude Cathy, ‘Mauro e Natan vi stanno dicendo due cose precise’: La prima é che NON hanno più paura. La seconda è che avete violato la loro privacy, ma loro NON si vergognano di ciò che sono, di amarsi, di unirsi, bensì si dell’omofobia che li ha costretti a una cerimonia a porte chiuse. Ora che avete venduto le vostre quattro copie in più, aspettatevi di vederci in Tribunale, agguerriti più che mai. Temo che quei quattro soldi guadagnati sulla pelle di questa coppia, li restituirete uno per uno!‘
Ciò che mi lascia un pò perplesso è il voler dare la responsabilità al giornale dell'omofobia locale solo per aver dato la notizia dell'unione civile, mentre credo che ci siano buone possibilità di far valere le proprie ragioni sul piano della privacy per la pubblicazione non autorizzata delle foto e dei nomi.