Greg Louganis è famoso per essere un tuffatore olimpico che ha stracciato ogni record, uno scrittore di successo e un addestratore di cani professionista. La sua autobiografia “Breaking the surface” (Rompere la superficie) in cui parla della lotta contro la depressione e in cui si rivela pubblicamente come gay, ha passato cinque settimane in cima alla classifica del New York Times dei libri più venduti ed è anche stata adattata per un film per la Tv molto popolare. Il suo libro più recente “For the life of your dog” ha fatto di lui uno dei più illustri specialisti in addestramento canino.
Ora ci parla della connessione tra depressione, relazioni violente e Hiv nella vita gay. Ha appena finito di partecipare con l’amico Chad Allen a San Francisco e New York agli incontri intitolati “Talk About It: Coming Out About Depression” e tenuti dalla Association of Gay and Lesbian Psychiatrists.
Sei gay dichiarato da molto tempo, ma solo ora stai dichiarandoti di nuovo come gay sieropositivo che ha sofferto di depressione per buona parte della propria vita, e che è stato impegnato in relazioni violente. Ci vuole fegato…
Grazie. E’ stato lungo arrivare fin qui, e parlarne è stata un’esperienza catartica. Molte persone si sono avvicinate a me dicendo che le ho aiutate molto a riconsiderare le loro relazioni violente. Alcuni ragazzi che sono state recentemente diagnosticati positivi all’Hiv hanno detto che sono stato per loro una ispirazione perché ero qualcuno con cui loro potevano relazionarsi. Non ci sono molti aiuti per le persone che devono affrontare la depressione che spesso segue questa diagnosi. Io sono aperto a tutti gli argomenti che le persone desiderano trattare, perché la maggior parte li ho affrontati faccia a faccia. Il più grande complimento per me è che ho fatto la differenza per qualcuno.
Si direbbe davvero che tu abbia coperto molti ruoli. Cominciamo dalla depressione.
Ho tentato il suicidio molte volte, sin da adolescente. Ovviamente ho avuto un’adolescenza diversa dalla maggior parte dei ragazzi, con gli allenamenti continui e la pressione della competizione. A 16 anni avevo già vinto medaglie olimpiche mentre molti miei coetanei uscivano per andare a ballare alle feste in casa di amici. Mi definisco un ritardato sociale. Non avevo tempo per avere amici intimi, ero troppo impegnato ad esercitarmi. Essere preso dalla ginnastica, dalla danza e dai tuffi, ed essere gay non erano esattamente delle cose con cui ci si potesse sentire a proprio agio in uno spogliatoio. Perciò ho provato a farla finita con tutto. Nella mia testa però il suicidio non era davvero suicidio ma una specie di “morire di tristezza”. E’ difficile spiegare ma non ho mai pensato che mi stavo davvero uccidendo. Stavo solo alleggerendo la pressione della vita, forse.
Eri anche impegnato in relazioni violente.
Oh, sì, per molti anni. Ma ci è voluto molto per rendermi conto che avevo messo al posto della paura di stare da solo un tipo diverso di paura che in qualche modo mi rendeva cieco davanti alla realtà. Ero così sotto pressione per le competizioni e la pubblicità che volevo sbarazzarmi di me stesso, perdermi in questo altro mondo che non riuscivo a vedere come pericoloso, finché non ho dovuto affrontare la realtà di trovarmi seriamente bisognoso d’aiuto. Ne sono venuto fuori, ma non da molto tempo.
E come se non bastasse ti sei scoperto sieropositivo. Immagino che questo ti abbia spinto ancora più giù nella depressione, come molti uomini gay, anche quelli che non sono gravati dalla celebrità, da una relazione violenta e da un passato di tentativi di suicidio.
E’ stato davvero duro. Non volevo proprio affrontare tutto ciò, non lo accettavo, ma mentalmente lo stress di sapere di avere l’Hiv mi ha portato ad altri tentativi di suicidio. E finché il conto dei miei CD4 non è arrivato a 200, in pratica non mi sono sentito costretto ad iniziare il “regime” allora disponibile, l’Azt. Che portò ad uno stress ancora maggiore.
Pensi che ci sia una relazione fondamentale tra depressione e Hiv?
Penso che vada in entrambi i modi. Essere gay è difficile e può portare a una grave perdita di autostima. Le persone possono smettere di prendersi cura di se stesse, smettere di stare attente e beccarsi l’Hiv. Inoltre, i ragazzi in età da università pensano che l’Hiv si possa curare al giorno d’oggi. Ma lasciatemi dire che non augurerei a nessuno il mio trattamento. E’ incredibilmente difficile vivere giorno per giorno prendendo tutte queste medicine solo per restare vivi. Ma fai fronte e cerchi di essere forte. La cosa più importante che ho imparato con la terapia è tirar fuori le abilità e l’autodisciplina quando si tratta della mia salute. E’ un equilibrio. Le persone con l’Hiv devono sapere che chiedere aiuto fa bene. E l’aiuto si trova. Ho messo da parte le cose per molto tempo, ho imparato a considerare la mia situazione solo quando ero disperato, e riconosco ora che avrei potuto ottenere dell’aiuto immediatamente. Ora uso il mio trattamento come una protezione, un indicatore per vedere cosa sta succedendo nella mia vita emotiva. Quando ho problemi a seguire la terapia, di solito significa che c’è qualcosa di più profondo che accade, e devo scoprire cos’è.
Quali sono gli altri consigli che dai alle persone che devono affrontare alcune delle cose che hai affrontato tu?
La terapia è incredibilmente importante, parlarne a qualcuno senza il timore di essere feriti. Mi ha insegnato che anche se non vorrei affrontare le cose, devo farlo, e che c’è un modo per ricavare il massimo dalla mia situazione e andare avanti. E’ estremamente importante anche seguire il regime dei farmaci e, se hai problemi, chiediti perché e se c’è qualcos’altro che sta succedendo nella tua vita, come la depressione, scarsa autostima o forse violenza e abusi. Tutti abbiamo alti e bassi nella vita, ma nei momenti di basso si può avere un aiuto. Infine, ama te stesso e le persone che ti circondano. Questa è la cosa più importante di tutte. Quando impari ad amarti e a rispettare gli altri, eviti un sacco di cose pericolose.
di Marke Bieschke – Gay.com
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