L’ultima speranza è affidata al cda e alla Vigilanza Rai.
Marcello Foa, 55enne italo-svizzero che ritwitta Francesca Totolo, ovvero la patriota delle fake news finanziata da Casa Pound, sovranista estimatore di Vladimir Putin, spesso ospite di Russia Today, anti-gender, anti-vaccini e pro-family Day, è stato infatti candidato alla presidenza Rai dal governo giallo-verde formato da Movimento 5 Stelle e Lega Nord. Un nome tirato fuori dal cilindro del ministro dell’interno, ai più sconosciuto e da oltre 24 ore sulla bocca di tutti, anche perché in prima linea nell’attaccare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando quest’ultimo mise dei paletti (costituzionali) ai ministri proposti dalla maggioranza.
Ma Foa, come detto, è soprattutto un nome tutt’altro che ‘amico’ della nostra comunità. Tre anni fa, sul blog de Il Giornale da lui portato avanti, il giornalista sparava a zero sulla ‘cosiddetta ideologia gender’, che a suo dire ‘impone norme di comportamento ed educative estreme‘. Nel giugno dello stesso anno difese il Family Day, mentre nel 2017, a sostegno di Donald Trump, attaccò Barack Obama e quei ‘bagni transgender’ dall’ex presidente pretesi.
‘So di andare controcorrente ma a mio giudizio vero scandalo non è che Trump elimini i bagni transgender nelle scuole ma che l’Amministrazione Obama li avesse introdotti. Ribadisco la mia posizione: difendo i diritti dei gay ma mi oppongo alle strumentalizzazioni LGBT il cui scopo non è di proteggere una minoranza perseguitata ma di strumentalizzare questo tema – in sè delicatissimo e intimo – per promuovere un’operazione di ingegneria sociale. E’ un’operazione subdola volta a sradicare quel che resta della nostra identità e generare totale confusione valoriale. La battaglia di Obama sui bagni transgender rientrava in questo filone, come peraltro i testi sconcertanti che vengono diffusi sempre di più persino alle elementari. Ora Trump si oppone. Meritoriamente!‘.
Un nome poco spendibile, in un Paese normale, come figura cardine della tv pubblica, ma non per i leghisti e i grillini, addirittura entusiasti della nomina di Foa come nuovo presidente Rai (‘Un sogno!‘, per Di Battista). La speranza, a questo punto, ricade tutta sui membri della Vigilanza Rai, chiamati a sposare o a cestinare la sua candidatura. Servono i due terzi dei consensi, per l’elezione: 27 voti su 40 e la differenza la faranno proprio i 7 consiglieri di Forza Italia, al momento orientati verso il ‘no’, già annunciato dai membri di opposizione. La spartizione politica della Rai, affidata a coloro che sbandieravano un cambiamento evidentemente dimenticato alle urne, proseguirà poi con l’ex direttore del Tg4 Mario Giordano, nuovo direttore di Rai 2 e l’ex vicedirettore di Libero Gennaro Sangiuliano, alla direzione del Tg1.
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Purtroppo tutto ciò è dovuto anche al fatto che prima non si è fatto niente per salvaguardare l’indipendenza della TV di stato: la differenza col passato è che ora ci sono in gioco anche i nuovi media e c’è più concorrenza anche di diverse reti commerciali, quindi la possibilità che le voci di opposizione si facciano comunque sentire.