Il colpo di scena improvviso. Dopo 48 ore di furenti polemiche, e poche ore dopo aver difeso la decisione presa, gli organizzatori del Milano Pride hanno annunciato che Caterina Balivo non sarà la madrina dell’evento, che si terrà sabato 29 giugno.
Un passo indietro a sorpresa, va detto, ma dinanzi all’ondata di indignazione social che ha travolto la conduttrice Rai, causa infelici uscite trans-omofobe del passato, tanto gli organizzatori quanto la diretta interessata si sono quasi ritrovati costretti ad intraprendere una rapida retromarcia.
“Rimaniamo convinti che sia importante coinvolgere personalità del mondo dello spettacolo sul palco del Pride per consentire alle nostre istanze e rivendicazioni di raggiungere quel pezzo di paese che ai Pride non ci viene e magari ha un atteggiamento ostile o indifferente rispetto alle “nostre” tematiche“, hanno ribadito gli organizzatori, per poi lasciar spazio all’annuncio.
Tuttavia riteniamo che sia ancora più importante fare in modo che si arrivi al Pride unit*. La “madrina” di un Pride deve essere un fattore unificante. È chiaro che la nostra scelta – di cui ci assumiamo la responsabilità – ha suscitato molte perplessità e polemiche. E poiché il Pride deve essere un momento di unità e uno spazio in cui tutti e tutte con le proprie differenze possano riconoscersi, abbiamo preso la decisione in accordo con Caterina Balivo di fare un passo indietro. Ringraziamo Caterina Balivo per la disponibilità e la sensibilità dimostrate in questa circostanza. Ora pensiamo tutt* insieme alla settimana del Pride che ci aspetta. Buon Pride!
Il nome di un’eventuale sostituta non è stato fatto, mentre Beppe Sala, sindaco della città, ha voluto lanciare la Pride Week in partenza domani con una foto presto diventata virale. In poltrona, a gambe incrociate, e con i calzini rainbow: “Per una Milano dei diritti. E dei doveri”.
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Mi rendo conto che organizzare una manifestazione come il Milano Pride faccia rischiare l'esaurimento nervoso ; ma non facciamo un favore ai baciapile con atteggiamenti che rasentano l'isteria. Un'organizzazione , poi , potrà piacere o meno , riuscire o no : ma a stabilire le cose da fare ( o da non fare ) devono essere pochi : tre sono già troppi . Poi , come in tutte le vere democrazie , se le cose non sono andate per come previsto , ci si dimissiona ( non ci si sospende.....).