Il decreto del 4 ottobre del 2019 sull’individuazione dei paesi di origine sicuri lede in modo grave la condizione dei richiedenti asilo LGBT+.
Così Monica Cirinnà, via social, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’interno, della giustizia e per le pari opportunità e la famiglia, a un mese e mezzo dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale che individua alcuni Paesi di origine erronoeamente sicuri.
Paesi come Marocco, Algeria, Ghana e Senegal, in cui l’omosessualità è tutt’ora reato e questo renderà difficilissimo ai richiedenti asilo LGBT+ provenienti da quei paesi ottenere tutela.
È l’ennesimo frutto avvelenato del decreto Salvini e su questo ho presentato ieri una interrogazione parlamentare. È fondamentale una rimeditazione della materia, che prenda in considerazione le concrete condizioni di vulnerabilità dei richiedenti asilo, compresi l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Il diritto dell’immigrazione deve rispettare, anzitutto, la dignità delle persone, in ogni suo aspetto.
Nell’interrogazione parlamentare la deputata PD chiede “quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere per evitare che, in conseguenza del decreto interministeriale 4 ottobre 2019, i migranti LGBT vengano rimpatriati verso Paesi che, sebbene dichiarati sicuri dallo stesso decreto, reprimono penalmente l’omosessualità o nei quali, in ogni caso, si registri una situazione sociale e culturale di forte stigma nei confronti delle persone LGBT, tale da impedire loro il libero svolgimento della propria personalità“.
E inoltre, chiede di sapere “quali iniziative intendano assumere, anche in sede di necessario superamento dell’impianto regressivo e repressivo dei cosiddetti decreti sicurezza (a giudizio dell’interrogante triste e ambigua eredità del precedente Governo) per farsi carico del pieno riconoscimento della vulnerabilità delle persone migranti, assicurando strumenti di protezione adeguati alla diversità di esperienze e condizioni di vita che giustificano la richiesta di protezione, anche in considerazione di caratteristiche personali e sociali come genere, orientamento sessuale e identità di genere“.
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Non comprendo chi si voglia gabbare ! Non esiste , in nessun Paese al mondo , un " diritto ad emigrare" . Ogni Paese " concede " e regola l'entrata ed il lavoro nei propri confini . Altro discorso deve essere fatto per i "Richiedenti Asilo". Per loro si può parlare di " diritti " ad ottenere rifugio e protezione secondo le regole e le convenzioni internazionali. Ed è proprio questa callida sovrapposizione Boldriniana che danneggia gli Asylantes.