Si susseguono i colpi di scena alla mostra più contestata e travagliata della stagione, Vade Retro. Arte e omosessualità da Von Gloeden a Pierre et Gilles inaugurata ieri al Palazzo della Ragione di Milano, 150 opere gay dal secondo Ottocento a oggi che avevano suscitato aspre polemiche ancora prima di essere esposte al pubblico (l’avevamo già anticipata qui).
In conferenza stampa l’assessore Vittorio Sgarbi aveva annunciato di aver deciso di vietare ai minorenni l’intera mostra: «Ci sono immagini che necessitano di una sensibilità adulta […] Mi rendo conto che la misura è eccessiva, non ne sono convinto fino in fondo nemmeno io. Chissà, adesso iniziamo così, poi possiamo sempre cambiare idea». E infatti, a ventiquattr’ore di distanza, Sgarbi è tornato sui suoi passi ritirando il divieto ai minori di 18 anni eliminando però dall’esposizione due opere: la scultura del milanese Paolo Schmidlin ‘Miss Kitty’ raffigurante un travestito seminudo con le fattezze del volto di Papa Benedetto XVI e un quadro dei ConiglioViola (guarda la videointervista) che riproduce una manipolazione della celebre fotografia di Sircana rubata da un paparazzo ma con un Nazareno prezzolato al posto della prostituta transessuale.
Sgarbi ha così motivato la scelta: «La modestia artistica della foto di Sircana mi ha indotto a non esporla». «Vittorio Sgarbi non ci offende – replicano i ConiglioViola – se si riferisce al profilo estetico della nostra opera ma ci stupisce nel far finta di non coglierne il significato artistico. Della ‘modestia tecnica’ di "Ecce Trans" erano tutti ben consci trattandosi niente più che di una foto scaricata da Internet e beceramente manipolata […] Quello su cui ironizziamo con questa operazione è il modo in cui il giornalismo contemporaneo possa diventare arte e finzione, così che una banalissima foto rubata al portavoce del governo possa prima essere venduta alla cifra esorbitante di 100.000 Euro e poi finire su tutte le prime pagine, e tutto ciò solo perché Sircana veniva immortalato vicino a una trans».
L’opera di Schmidlin è stata invece acquistata dallo stesso Sgarbi: «Ne farò quello che voglio, probabilmente la metterò in ufficio o in altri luoghi privati».
Resta invece al suo posto la terza opera contestata, ‘L’Ermafrodita’ di Paul Schmidt, raffigurante un essere umano nudo a gambe aperte in apparenza maschio ma con sesso femminile. «La lascio perché non mi sembra che un ragazzo di 18 anni si debba preoccupare di vedere un organo femminile al posto di quello maschile».
Riguardo alla decisione di aver tolto il divieto sacrificando due opere, Sgarbi ha spiegato: «Per una mostra così importante è inutile che due provocazioni, una tutta politica e l’altra che mette in discussione il sentimento comune dei cattolici, venga chiusa a un pubblico di minori».
Aurelio Mancuso e Paolo Ferigo di Arcigay ritengono la mostra «un primo segnale positivo da parte dell’Amministrazione comunale di Milano nei confronti della cultura e dell’arte omosessuale […] Chiediamo quindi all’Assessore di organizzare una visita guidata, accompagnata da lui, rivolta ad una delegazione di esponenti della comunità lgbt nazionale e di illustri personalità omosessuali che si sono distinte nelle loro professioni e che hanno reso Milano capitale nel mondo in molti settori professionali, sociali e culturali»