Per Vittorio Sgarbi la provocazione è sempre stata un mezzo per far parlare di sé. Oggi Sottosegretario alla Cultura, Sgarbi ricopre un ruolo istituzionale, di funzione pubblica, che poco si sposa con le recenti dichiarazioni in relazione alla vicenda Vannacci.
Durante un’intervista svoltasi al Grand Hotel Principe di Piemonte nell’ambito della rassegna “Gli incontri del Principe“, Sgarbi ha toccato diversi temi, dallo status e l’identità dell’omosessuale nella società odierna fino alla procedura di Gestazione per Altri rivolta alle coppie LGBTQIA+.
“Tutti noi abbiamo amici omosessuali, gli vogliamo bene e sono simpatici – ha detto Sgarbi – Fare i bambini con l’utero in affitto… Io e te ci sposiamo, cosa improbabile, poi vogliamo un bambino come volere un cagnolino, prendiamo una donna, la facciamo mettere incinta, ma che roba è?“.
Stendendo un velo pietoso sul tono infantilizzante e deumanizzante con cui Sgarbi si riferisce alle persone omosessuali, un’affermazione di questo tipo banalizza una procedura molto più complessa di quanto Sgarbi vuole far credere, che dipinge il desiderio di genitorialità delle coppie LGBTQIA+ come un capriccio, andando di fatto ad escludere le famiglie arcobaleno dal concetto stesso di famiglia.
Va considerato inoltre che molte coppie eterosessuali ricorrono alla GPA per realizzare il desiderio di genitorialità. Anche questo può essere definito semplicemente un capriccio?
Tuttavia, siamo solo alla punta dell’iceberg. Sgarbi si è anche espresso su Pier Paolo Pasolini, figura iconica per molte ragioni, inclusa la sua sessualità.
“Pasolini ci teneva a essere chiamato diverso. Anche io non ci tengo a essere chiamato normale. Oggi l’omosessuale vuol essere normale, ed è normale. Ma quando tu dici normale, parola che non si può pronunciare, dici quello che fa la maggioranza delle persone.“
Ancora una volta, quindi, si cerca di dissezionare la complessità degli orientamenti sessuali e delle identità di genere attraverso la lente della ‘normalità’ un discorso dal sapore decisamente datato, soprattutto in un’epoca in cui si sta cercando di spostare la narrativa lontano da termini polarizzanti come “normale” e “diverso”.
E poi, si arriva a Vannacci, e al suo libro “Il Mondo al Contrario”, che a breve potrebbe costargli il posto come Capo dell’Istituto Geografico Militare italiano a causa delle tematiche e opinioni controverse espresse al suo interno.
Un saggio intriso di omofobia, misoginia, sessismo e xenofobia, che negli ultimi giorni è stato al centro di un dibattito politico e sociale sui confini della libertà di espressione, e su quando determinate opinioni non diventano solo offensive, ma addirittura pericolose.
“È pieno di cose di buonsenso legate al pensiero del Papa, che può guardare con misericordia e comprensione gli omosessuali, ma è contro le unioni gay. Il generale Vannacci è contro le unioni gay, non vedo perché non lo può scrivere“.
La conversazione sulla comunità LGBTQIA+ – ma anche sulle minoranze attaccate dalle dichiarazioni di Vannacci, sostenute da una carica pubblica – è delicata e complessa. Quando figure di rilievo come Sgarbi condividono opinioni forti e a volte polarizzanti, queste assumono un peso diverso, aprendo ad atteggiamenti di omofobia istituzionale e riportandoci indietro di decenni.
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