È arrivata su Netflix senza troppa pubblicità, tra un Summertime e uno SKAM Italia 4, eppure Never Have I Ever, diventata “Non ho mai…” per il mercato italiano, è indubbiamente la serie teen del momento. L’unica degna erede di Sex Education, scritta da Lang Fisher e Mindy Kaling, volto celebre di The Office.
Acclamata dalla critica USA, Never Have I Ever è un vero gioiello adolescenziale, un coming-of-age in salsa comedy ambientato a Los Angeles, all’ombra dell’insegna Hollywood, ma all’interno di un nucleo familiare indiano. La giovanissima Devi Vishwakumar, rimasta paralizzata per pochi mesi dopo lo choc della morte del padre, vuole infatti cambiare il suo status sociale, ma gli amici, le famiglia e i sentimenti non le renderanno le cose facili. Colpa, si fa per dire, di una mamma fortemente legata alla tradizione indù, ad una bellissima cugina che sembra uscita da un film romantico di Bollywood, dell’arcinemico secchione e della sua prima vera cotta nei confronti del ragazzo più sexy della California, con cui sogna ardentemente di fare sesso. Al suo fianco le uniche amiche, due nerd conclamate, una delle quali aspirante attrice e l’altra ossessionata dai robot.
Cosa più unica che rara vista la qualità media della serialità odierna, Non ho mai… fa morir dal ridere. È irriverente, citazionista, surreale, abbondantemente esilarante. Devi Vishwakumar, interpretata dalla bravissima Maitreyi Ramakrishnan, è goffa e si vede brutta, ed è chiamata ad elaborare un lutto mai del tutto superato. La morte improvvisa del padre. Narrato dal vero John McEnroe, Non ho mai… si sviluppa in 10 episodi da mezz’ora circa con una leggerezza che disarma, perché mai gratuita nè fuori luogo. La bellezza e l’importanza della ‘diversità’ si fa strada tra un contrattempo e l’altro, con emozionanti coming out che prendono forza sul piccolo schermo attraverso le lacrime di un’adolescente impaurita dalla possibile reazione di una madre, o la riconcilazione di una mamma e una figlia dopo l’ennesimo brutto litigio.
Di serie teen ambientate principalmente in un liceo negli ultimi anni ne sono uscite a bizzeffe, eppure Lang Fisher e Mindy Kaling sono riusciti nell’impresa di dar vita ad un prodotto perfettamente centrato tra dolcezza e sfrontatezza, raccontando tra le altre cose elementi di una cultura ai più sconosciuta, come quella indiana. Never Have I Ever guarda al cinema indie americano ma in forma seriale, trasformandosi in esplorazione del dolore, da superare attraverso un sorriso, da alternare ad una lacrima. La sua giovane mattatrice, Devi, è semplicemente deliziosa nel suo essere divertente e al tempo stesso egoista, cieca, sorda, fondamentalmente buona, premurosa, impaurita, imbranata, sfacciata. L’imprevedibilità non è probabilmente di casa, ma la freschezza della scrittura è un toccasana per ogni spettatore, mentre Poorna Jagannatha, severa e irresistibile mamma di Devi, buca lo schermo ad ogni sfuriata, sempre in bilico tra rabbia e travolgente ironia.
Quando Maitreyi Ramakrishnan è insieme a Ramona Young e Lee Rodriguez, sue amiche negli abiti di Eleanor e Fabiola, tutto è possibile, mentre l’accettazione di sè, con tutti i propri limiti e punti di forza, si fa sempre più centrale, mostrando a tutti i suoi giovani protagonisti debolezze, sogni, paure, la doppia faccia di una realtà che ha spesso un doppio binario, perché nulla è mai solo bianco o nero. Uscita da una decina di giorni, “Non ho mai…” è già un piccolo cult Netflix. Vedere per credere. Scontato, visto anche il finale di stagione, un ritorno nel 2021.
© Riproduzione Riservata