Ho diciannove anni, ma ancora con alcuni dubbi da chiarire.
Tutta la gente che frequento ha una visione dell’omosessualità assai limitata; credono che i gay o bsx siano solamente pervertiti e che fanno “letteralmente schifo”. Non avendo ancora fatto il mio coming out, mi parlano tranquillamente della questione (come anche la mia famiglia) disprezzando senza limiti!!!
Però posso dire che anche se non sono d’accordo, alcune volte li capisco e adesso spiego il perché…
Noi (gay, etero, ecc..) vogliamo essere rispettati da tutti, accettati, tutelati; ma, a mio parere, siamo noi stessi ad azzerare ogni possibilità per “l’inserimento” nella società che ci esclude. Dico questo perché mi capita di andare in chat e osservare conversazioni (e non sono sporadiche) o annunci assolutamente perversi e riprovevoli!! Spesso si pensa che nelle chat si diventa un po’ animali e non ci si regola….ma non credo a questa storia. Infatti secondo me attraverso il computer si riesce a tirar fuori tutto quello che la mente nasconde (essendo nell’anonimato). Allo stesso tempo capisco che questa impulsività sia dovuta al fatto che non abbiamo possibilità di esprimere noi stessi e quindi, soffocando il nostro vero io, ci abbassiamo a cose infime che poi rispecchiano la realtà che viviamo.
Certo che non si può fare di tutta l’erba un fascio, però, mi sembra che il mondo gay/etero/trans sia esageratamente perverso.
Ora vi pongo la mia domanda: sono io che sto male 🙂 o c’è un fondo di verità in quello che penso?
Seconda domanda: non vi sembra poi che con tutte queste manifestazioni come le olimpiadi gay o cose simili andiamo verso una maggiore distinzione tra gay e etero?? Secondo me si dovrebbe anzi cercare di inglobare i “due mondi” in uno, senza parlare di differenze sessuali (è forse un’utopia?). Io infatti non mi sento “un gay” o “un bsx” o “un etero”, ma un ragazzo come tutti gli altri… con una gran voglia di conoscere e di scoprire. Sbaglio?
Scusate per il mio discorso contorto, e grazie per avermi dato la possibilità di scrivervi…
kloy
Ciao kloy,
con molto piacere, e anche con un po’ di tensione, rispondo, tentando di inviarti delle mie considerazioni, come anche tu hai fatto, e dei suggerimenti.
La questione che poni è stata oggetto, nel tempo, di molte discussioni ed elaborazioni dentro e fuori di me e provo piacere nel sapere che un giovane (come anche il mio partner, Alì, simile a te per età e “filosofia” col quale in questi giorni ho discusso appassionatamente) si ponga questi interrogativi. A volte però (e ahimè) in una visione delle cose che, se comunque fa parte della tua/vostra attuale visione del mondo, rischia comunque di essere rigida e, a tratti, presupponente! (Forse manca un sapere storico sulla nostra comunità?)
Vengo al dunque: sono d’accordo sulle questioni che riguardano l’impulsività alla sessualità, retaggio credo di una cultura “maschile” forte, dove l’uomo è “cacciatore” e nella quale anche noi gay ci ri-troviamo a condividere, in parte consapevolmente, a volte esagerando.
Rettificherei invece, certe asserzioni che fai rispetto al lavoro del movimento gay circa il rispetto, i diritti-tutele… Non credo che il lavoro di visibilità fatto in questi anni addietro sia stato controproducente, sono convinto invece che, per esempio, se vuoi farti rispettare, se vuoi dire cosa cerchi, se vuoi rivendicare diritti e “tutele” lo si debba fare solo con la disponibilità ad esserci, ad esprimere, a contrastare se necessario, infatti, converrai con me che non si può superare e cambiare il pregiudizio se viviamo clandestinamente!
Certamente ognuno fa questo nei tempi e nei modi che più gli sono congeniali, senza forzature; si può “lavorare” per questo obiettivo, in micro o in macro, per esempio con i propri amici o partecipando ai vari gay pride e/o tornei sportivi.
Questo è il punto! L’associazionismo e la condivisione d’interessi di certe organizzazioni, hanno come obiettivo sociale, nel combattere il pregiudizio, quello di dare maggior rilevanza alla visibilità, portando avanti i temi della questione omosessualità, tanto bistrattata, condannata, colpevolizzata, attraverso il coming out. Nelle sue diverse forme, serve a dire chi siamo, come siamo e dove stiamo andando. Spesso serpeggiano nella nostra società opinioni errate sui gay e relativi convincimenti negativi che diverse persone, anche involontariamente, hanno introiettato, assunto, più o meno convincendosi di orribili pregiudizi e stereotipi sull’omosessualità. Quel che mi preoccupa come operatore sociale, è che spesso i gay stessi ne sono vittime!
Non stai “male” anzi, mi sembri vispo e intelligente, alla ricerca di te che non è, mi sembra, separata dalla comunità alla quale appartieni senza volerlo! Basta solo ancora del tempo e di serena ma decisa disponibilità a capire, per farti un’opinione diciamo così, politica, di “movimento”. Poi forse molti dubbi si modificheranno e anche il tuo modo di esprimerti cambierà.
Infine la seconda domanda, ma credo di aver già risposto, e aggiungo che se il tuo proposito di cercare di “inglobare” (sostituisco se mi permetti con integrare) i “due mondi” – che due non sono – allora sono convinto che l’obiettivo finale (chissà dove, chissà quando!) di rispettare le differenze e di convivere con l’accettazione profonda della diversità, qualunque diversità, sia da elogiare e da coltivare, rimane solo scegliere e accordarci per un modus comune che credo non possa prescindere però la visibilità, il tutto nel rispetto ovviamente delle leggi e delle regole della società più ampia nella quale siamo tutti inseriti.
Non smettere mai di cercarti e di cercare di esserci, sia nei piccoli coming out sia in quelli più importanti ai quali darai, se vorrai, la giusta collocazione per te e, parallelamente, alla comunità tutta.
Un saluto,
Maurizio Palomba,
psicoterapeuta,
Gay Counseling – Roma
in LEO
di Maurizio Palomba
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