Il 5 marzo 1922 nasceva a Bologna un indiscusso artista: Pier Paolo Pasolini. Un genio a 360 gradi, scomodo, talvolta provocatorio e trasgressivo, che ci ha lasciato opere conosciute in tutto il mondo. Pier Paolo Pasolini è stato un uomo che con le sue opere ha raccontato l’Italia della sua epoca. I conflitti della politica. Mettendo alla prova il suo pubblico attraverso temi poco discussi pubblicamente o evitati, come l’omosessualità.
Proprio per il suo orientamento sessuale, anche se mai confermato ufficialmente, Pasolini venne cacciato dal Partito Comunista (Pci), dopo essere stato denunciato per per atti osceni in luogo pubblico, mentre era in compagnia di alcuni ragazzi.
Polemiche e clamore a parte, Pasolini può essere considerato senza ombra di dubbio uno dei geni italiani del Novecento, impegnato come scrittore, pittore, regista, traduttore, linguista e giornalista. Proprio in quest’ultima sua occupazione, si possono trovare le motivazioni della sua morte, a Ostia, il 2 novembre 1975. Una morte ancora avvolta nel mistero, che va da una semplice rapina finita tragicamente a un assassinio architettato perché aveva scoperto troppo su un caso a cui stavo lavorando, con l’intenzione di farci un documentario.
Perché parliamo di trasgressione e provocazione nelle opere di Pasolini?
Se parliamo di Pier Paolo Pasolini, non si può nominare la sua irriverenza a discutere di sessualità in modo naturale e semplice, tutt’altro che velata. A sostenere questa sua particolarità, Pasolini ha realizzato tre opere in particolare.
A parte “Salò o le 120 giornate di Sodoma” – pellicola censurata, tagliata e ancora oggi sorprendente – l’artista ha parlato di omosessualità su Atti Impuri, Amado Mio e Douce. Qui è raccontata come estrema semplicità e apertura diverse storie in cui l’amore gay non è innaturale o trasgressivo, bensì passionale, piacevole, e soprattutto innocuo.
Douce – 1947
Un romanzo breve che si può definire un’autobiografia, riguardante un ragazzo di 16 anni, Angelo Dus, che si innamora di un coetaneo nel corso di una festa in paese. Il racconto analizza l’amore del ragazzo per l’uomo, con semplicità e naturalezza, segnale che Pasolini qui mostrava l’omosessualità in una maniera indifferente, proprio come dovrebbe essere.
Amado Mio e Atti Impuri- 1982
Pubblicato dopo la morte dello scrittore, Amado Mio e Atti Impuri sono due testi diversi ma legati tra loro. Sono rimasti nascosti per più di 30 anni, per essere poi scoperti dentro un cassetto. Atti Impuri vede una vita tormentata e sofferta per l’omosessualità del protagonista. La difficoltà nel scegliere se parlare in prima o in terza persona, gli errori, le cancellazioni, le correzioni. I testi originali fanno capire quanto sia stata difficile per Pasolini realizzare quest’opera, profondamente autobiografica.
In Amado Mio invece l’atmosfera è diversa. Si vede una persona in pace con sé stessa, che vuole ballare, divertirsi e innamorarsi. Riprendendo quasi la storia di Douce, anche qui un ragazzo si innamora di una persona, un’amore possibile. E’ l’autore stesso a non pubblicare le opere, poiché scritto in un periodo in cui la sua omosessualità era diventata un problema, e questi due romanzi (gioioso l’uno, triste l’altro) avrebbero ampliato gli attacchi alla sua persona.
Anche per questo, in Ragazzi di vita e di Una vita violenta l’omosessualità è presente ma marginale, non più autobiografica, come se a parlarne fosse uno scrittore eterosessuale, che sa chi sono “i gay” ma senza approfondire. E’ qui che compare anche la parola ch*cca, che l’omosessuale è visto con tutti gli stereotipi.
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