Se anche l’Ordine dei giornalisti certifica la transfobia

Massimiliano Piagentini aveva denunciato all'Ordine un articolo a suo dire transfobico del direttore de La Gazzetta di Lucca. Ma il collegio del Lazio ha archiviato il suo ricorso, con una motivazione inaccettabile.

cosa vuol dire transgender
2 min. di lettura

A inizio 2020 una donna trans di 42 anni è morta, ad Altopascio, dandosi fuoco dopo aver ricevuto lo sfratto. Quella donna si chiamava Eduarda. Peccato che diversi siti e quotidiani nazionali abbiano riportato la notizia utilizzando l’orribile articolo al maschile, umiliandola persino dopo la morte. Massimiliano Piagentini, fondatore a Lucca della prima associazione Lgbt della provincia, “L’Altro volto-Lucca gay lesbica”, aveva in tal senso presentato un esposto all’ordine dei giornalisti riguardante un articolo firmato da Aldo Grandi, direttore de La Gazzetta di Lucca. Nell’articolo in questione Grandi non solo definiva Eduarda “UN transessuale brasiliano“, ma aggiungeva: “per tutti il povero trans morto era un uomo. Inequivocabilmente. Anche se avrebbe voluto essere una donna, ma donna non era“. E ancora.

L’identità si acquisisce dalla nascita, si è maschi o femmine appena si mette fuori la testa da dove si teneva e si è tenuta per nove mesi. Tutto il resto è aria fritta e tentativi pericolosissimi di stravolgere quello che da millenni è sempre stato“, scriveva Grandi. Il 9 giugno Massimiliano Piagentini ha ricevuto tramite Posta certificata la decisione adottata il 21 maggio scorso dall’Ordine dei giornalisti del Lazio. Il collegio, all’unanimità, ha archiviato il suo ricorso, con queste motivazioni (integralmente riportate).

Il terzo collegio di disciplina dell’ordine territoriale del Lazio ha preso in esame il caso segnalato dal signor Massimiliano Piagentini riguardante un articolo del giornalista professionista Aldo Grandi apparso su La Gazzetta di Lucca del 15 gennaio 2020 titolato ‘Morte ad Altopascio, la galleria degli orrori della stampa locale”. Il terzo collegio dopo aver sentito il consigliere relatore ed attenta disamina dei documenti allegati, non ritiene di dover procedere nei confronti del giornalista, poiché non si riscontrano elementi contrastanti le norme di deontologia e disciplina professionali. Il collegio, pur riconoscendo la buona fede del direttore del giornale, che riporta l’intervento inviato dal Piagentini, ritiene che lo stesso avrebbe potuto usare un linguaggio più consono e meno colorito nei confronti dell’identità di genere del soggetto in questione, un transessuale brasiliano morto ad Altopascio. Aldo Grandi, anche se in alcuni passaggi della sua risposta al Piagentini usa toni di polemica, alterna frasi di comprensione (“a noi umanamente dispiace per ciò che è accaduto ad Altopascio”) mantenendo il suo punto di vista: (“l’identità si acquisisce dalla nascita, si è maschi o femmine”). Da quanto sopra, si ritiene di archiviare il presente procedimento, relativamente all’esposto, non ritenendo siano intervenute violazioni alle norme deontologiche.

Ciò che ha sconcertato Piagentini non è stato tanto la decisione presa, bensì quell’utilizzo dell’articolo al maschile replicato persino dall’Ordine (“UN transessuale brasiliano). “È del tutto evidente che se coloro che dovrebbero vigilare sul rispetto della deontologia professionale danno il “buon esempio”, gli altri non possono che fare lo stesso o molto peggio“, denuncia amaramente Massimiliano.

Eppure è tutto estremamente semplice. Quando si parla di una persona transgender che si identifica di genere maschile, si parla di “uomo trans” (FtoM, IL trans). Al contrario, dinanzi ad una persona transgender che si identifica di genere femminile, si dice “donna trans” (MtoF, LA trans). Cosa c’è di così complicato?

 

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Renzo Loi 24.6.20 - 13:11

ancooora con sta solfa. basta .il sesso non è una questione psicologica ma genetica. basta!!!!

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