Una battaglia che rischia di arenarsi nelle secche di fine legislatura per la pervicace volontà di discriminare i figli delle famiglie omogenitoriali, anche di fronte a tragedie con cui nessun bambino dovrebbe mai confrontarsi.
Sembrava destinato a una rapida approvazione il ddl per la tutela degli orfani da femminicidio, dopo l’approvazione a Montecitorio dello scorso 2 marzo: 376 sì e nessun voto contrario. A cambiare lo scenario al Senato è arrivato lo stop di Forza Italia: “Vogliamo una legge corretta – ha affermato il capogruppo di FI in commissione Giustizia Nitto Palma – e che non sia lo strumento per ufficializzare normativamente i figli delle unioni civili, un tema già bocciato dal Parlamento”.
Il ddl riconosce per tutti i figli orfani, sia di matrimonio, che di unione civile o di legame affettivo stabile, una serie di diritti patrimoniali e assistenziali tra cui il godimento esclusivo della pensione di reversibilità, il congelamento dei beni del presunto colpevole per assicurare agli orfani il riconoscimento del danno e l’inserimento nelle categorie protette in sede di assunzione lavorativa.
Dalla maggioranza di governo emerge il disappunto di Maria Elena Boschi, titolare delle pari opportunità, che parla di “stupore e dispiacere”.
Il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani però minimizza e parla di errori nel testo: “Non appena saranno superate imperfezioni tecniche, capaci però di pregiudicare la corretta applicazione delle norme si potrà tornare in sede deliberante per accelerare l’approvazione di un provvedimento quanto mai urgente”.
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