Dopo l’apertura dei vescovi cattolici fiamminghi, che hanno annunciato di voler benedire le coppie omosessuali in Belgio, si è svolta a Roma, in Vaticano, l’incontro tra Papa Francesco e una delegazione di cristiani LGBT e di loro genitori.
L’iniziativa è stata organizzata dall’Arcidiocesi di Torino, in collaborazione con l’associazione di persone cristiane LGBT La Tenda di Gionata. Il gruppo era formato da 110 persone: gay, lesbiche, genitori e volontari cattolici laici. A guidare la delegazione don Gianluca Carrega, docente di teologia biblica e responsabile per la pastorale delle persone Lgbt dell’arcidiocesi di Torino (di Don Carrega abbiamo parlato spesso su Gay.it, si legga- tra gli altri- questo articolo ndr).
Alle persone LGBT è stato concesso di essere presenti durante l’Udienza, che si è svolta in Piazza San Pietro. La delegazione ha potuto guardare il Papa da lontano passare sull’auto bianca. Una soltanto di loro, Francesca, insieme a Don Carrega, è salita per avvicinarsi al Papa e consegnare a Francesco I un plico di lettere di persone cristiane LGBT e loro genitori (secondo quanto raccontato da Avvenire).
E sul quotidiano La Stampa, in un articolo di Pasquale Quaranta, proprio Francesca, originaria di Piacenza, ha raccontato che lei è andata a Roma dal Pontefice con la propria compagna Carola, originaria di Modena:
“Incontrare il Papa è una conferma del cammino di fede che ci poterà all’unione civile. Credo che Francesca si sia emozionata molto perché ha sentito forte, di nuovo, un sentimento di appartenenza alla Chiesa che negli anni era andato più volte in crisi. Il nostro è un cammino di impegno di donazione reciproca e condividere momenti come questi ci rafforza sia individualmente sia come coppia. Per noi la fede è una componente fondamentale della vita di coppia. Al Papa abbiamo detto che lo vogliamo bene e gli abbiamo presentato brevemente l’Associazione Tenda di Gionata. Ci portiamo a casa il suo sorriso”
Qualche minuto in più insieme a Papa Francesco è stato concesso a don Carrega, che ha chiesto a vicario di Cristo di continuare la sua opera di allargamento di una Chiesa ospitale che non escluda nessuno, seguendo la sua seconda esortazione apostolica Amor latetitia. “Gli ho raccontato che questo testo ci incoraggia come operatori pastorali lgbt ad andare avanti. Salutandolo gli ho detto: lei, Santità, ha due mani. Con una ci indichi il cammino e con l’altra ci protegga, perché c’è ancora pregiudizio e una discriminazione ingiusta delle persone lgbt nella Chiesa”.
E cosa ha risposto Papa Francesco a don Carrega? Secondo quanto riportato dal quotidiano cattolico Avvenire, don Carrega ha detto che Francesco non ha risposto, ma “Mi ha sorriso e ha annuito”.
Al Papa la delegazione di cristiani LGBT ha donato due libri di testimonianze: “Genitori fortunati” ( Tenda di Gionata, Effatà Editrice) e “Figli di un Dio minore?” (di Luciano Moia, Edizioni San Paolo).
Dalle pagine del blog di Gionata.org, una mamma siciliana con figlio gay, Anna Battaglia, ha raccontato l’incontro del 22 Settembre in Vaticano:
“L’udienza si è svolta in Piazza San Pietro e non nella sala Nervi e il Papa lo abbiamo visto da lontano passare sull’auto bianca, nei corridoi tra i settori occupati da tutti noi. Un uomo avanti negli anni, sorridente e benedicente che porta su di sé un carico enorme.
E quando seduto sotto la pensilina attorniato dagli uomini del cerimoniale , ha dato inizio all’udienza con i versetti del discorso di Pietro nella casa di Cornelio At 10, 34- 36 : “..sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga”, ho voluto vedere in quelle parole un suo riconoscimento delle nostre istanze, quasi per giustificare il perché dell’essere lì oggi.
Delusa? No, ma consapevole che un uomo, con tutta la sua santità, assurto ad essere papa, possa da solo avere il potere di cancellare il peccato della Chiesa Magistero nei confronti delle persone LGBTI+, è solo un’ingenua speranza. Non possiamo lasciarlo da solo.
Il compito di sanare l’ingiustizia e dare vita dignitosa a tutte le persone LGBTI+ spetta a ciascun /a battezzato/a perché è la fede di ognuno che permette la costruzione di quel Regno di cui parlava l’ebreo Gesù.In rappresentanza del gruppo di pellegrini, la giovane Francesca, lesbica cattolica che ha consegnato nelle mani del Pontefice le lettere accorate di tanti cristiani lgbt, alcuni in coppia da anni, e dei loro genitori. Hanno chiesto al Santo Padre di costruire insieme «una Chiesa ospitale che non esclude nessuno.“
C’è una frase, riportata da La Stampa, che ben spiega la condizione delle persone cristiane LGBT e della loro prostrazione, in attesa di un’accettazione da parte di quel Francesco I che, nella solitudine del suo papato, sempre più avversato dal clero della Chiesa di Roma, ha potuto comunicare soltanto annuendo. Sono parole dello stesso don Gian Luca Carrega, che al giornalista del quotidiano torinese dice:
“Avevo gli occhi lucidi quando ho ascoltato il brano della Scrittura proposto questa mattina in Udienza, nel passaggio dove Pietro dice negli Atti degli apostoli che Dio non fa preferenze di persona. Sembrava proprio scritto per noi”.
(gf)