In occasione del 17 Maggio, giornata mondiale contro l’omobitransfobia, alcune comunità cristiane, i fedeli cristiani LGBTQIA+ e i loro amici si mobilitano per organizzare una veglia di preghiera. La veglia è una consuetudine che si rinnova dal 2007, una preghiera “affinché la nostra società e le nostre comunità cristiane sappiano fare spazio a tutti per diventare sempre più santuari di accoglienza e sostegno verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione”, come si legge sul sito Gionata.org, portale digitale su fede e omosessualità.
“Vegliamo perché nessuno sia lasciato mai più indietro, per quelli che sono caduti per quelli che sono e per quelli che verranno, per chi chiede diritti per chi vuole essere se stesso per chi vuole giustizia e un posto nel mondo. Vegliamo per le vittime dell’omotransfobia per la fine dell’omotransfobia. Vieni a vegliare con noi“
Quest’anno per promuovere la veglia contro l’omotransfobia, l’associazione cristiana “La Tenda di Gionata” ha prodotto un video realizzato da Alessandro Previti, con musiche di Sawa Namira Previti (video all’inizio dell’articolo).
Il progetto è sostenuto dalla Commissione Fede, Genere e Sessualità delle chiese Battiste, Metodiste e Valdesi (BMV), dal Global Network of Raimbow Catholics, dall’European Forum of LGBT Christian Group, dal Progetto Gay Christian Africa e dall’associazione ecumenica inglese OneBodyOneFaith.
“Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” (2Cor 3, 17) è il versetto che unirà a Maggio le veglie e i culti domenicali in cui si pregherà per il superamento dell’omotransfobia. Ma oggi ha ancora senso pregare nelle nostre comunità cristiane per combattere questa forma di violenza?” si chiede Francesca Marceca, una madre di Agedo Torino.
Il sito In Veglia spiega che dal 2007 in tutto il mondo le comunità cristiame e i cristaini LGBT si mobilitano il 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia (IDAHOT), per ricordare le vittime dell’omo/bi/transfobia e superare l’omofobia e la transfobia religiosa, ma anche e soprattutto per sostenere il ruolo positivo delle religioni e delle comunità religiose per la creazione di una società veramente inclusiva.
Sul sito Francesca racconta la propria esperienza di madre di due figli (su tre) omosessuali.
“Sono una insegnante, ora in pensione, madre di tre figli, di cui due lgbt+. A 17 anni uno dei nostri figli ci aveva rivelato il suo orientamento omorelazionale, e solo recentemente abbiamo capito dell’orientamento relazionale del nostro secondo figlio. Ho avuto paura la prima volta – racconta Francesca – mi chiedevo cosa sarebbe stato di mio figlio, del suo futuro… poi ho visto che, là dove si costruiscono spazi familiari e sociali inclusivi, le persone lgbt+ possono vivere e progettare il futuro serenamente. Ho avuto paura di nuovo, di fronte alla scoperta dell’orientamento del secondo figlio: pian piano ho capito che la dimensione affettiva poliamorosa costruttivista ( costituire famiglia con due o tre persone, i cui componenti si amano vicendevolmente e costruiscono un progetto di vita insieme) fa parte di lui, come l’aria che respira, come l’amore per l’espressione artistica che lo contraddistingue.”
Il sito “In Veglia” per saperene di più sulla veglia del 17 Maggio >
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perché si prendono versetti a caso senza capirne il soggetto del messaggio?