Un curioso equivoco ha movimentato la conferenza stampa veneziana del thriller erotico lesbo "Passion" di Brian De Palma, accolto piuttosto male, con fischi alla proiezione per i giornalisti – ma quest’anno vari maestri hanno deluso, da Malick a Kitano – e qualche sonoro ‘buuu!’ in sua presenza: un giornalista gli chiede quali sono le sue chances di vincere il Queer Lion ma De Palma capisce "Leone d’Oro" e risponde: "Se i thriller possono vincere il Leone d’Oro, allora può vincere anche il mio!". Quando gli spiegano il misunderstatement, aggiunge un po’ sconsolato: "Lo vincerò di sicuro…". Il leoncino arcobaleno sarebbe poi andato alla Corea del Sud ("The Weight" di Jeon Kyu-hwan), esattamente come il Leone d’Oro attribuito a "Pietà" di Kim Ki-duk su un violento strozzino turbato dall’incontro con la madre che l’aveva abbandonato da piccolo.
"Passion" è invece il remake parziale di un giallo del 2009 con Kristin Scott-Thomas e Ludivine Sagnier diretto dal compianto Alain Corneau (in cui la tematica saffica era però sottotestuale) e incentrato sul rapporto di attrazione e dominazione tra una spregiudicata donna d’affari, Christine (Rachel McAdams) e la sua protetta Isabelle (Noomi Rapace), coinvolte in un vortice di umiliazioni e violenze quando Isabelle si porta a letto uno degli amanti di Christine. Ma il sesso è qui soprattutto uno strumento per imporre il proprio potere, un’arma piegare la volontà ai propri interessi: "Le donne si scopano gli uomini, li usano e gli danno una botta e via – ha spiegato De Palma -. In questo senso il film è sulle donne e per le donne. Le donne sono le sole protagoniste, gli uomini non contano nulla. Sono due ottimi personaggi di donne e sono stato fortunato perché Noomi e Rachel si conoscevano già (sul set di "Sherlock Holmes – Gioco di Ombre", n.d.r.). E poi il bacio della morte che Noomi dà a Rachel, wow!".
"Per ogni ruolo che accetto di interpretare, per ogni personaggio che cerco di fare mio – ha aggiunto la Rapace – cerco di tradurre me stessa in questa persona e lo devo trovare in me. In questo caso il personaggio è troppo diverso da ciò che ho fatto nel passato. A livello mentale il mio personaggio sembra a pezzi, è molto intelligente ma ha una reazione ritardata perché tiene tutto stretto dentro di sé. L’ho capita con difficoltà, ho lavorato con Brian ma anche con un professore che si occupa di psicosi per cercare di comprendere la diagnosi del personaggio ma non è stato facile. Ma ero felice di lavorare con Rachel McAdams, costruire questo rapporto tra due donne che non è una relazione tra amiche o semplici nemiche".
"Loro sono dentro una spirale che ruota sempre più in fretta, sempre più in profondità – ha continuato l’attrice -. Sono molto competitive e alzano la posta in gioco sempre di più. Alla fine ho trovato e lavorato sul mio lato oscuro anche se ci tengo a dire che non credo che la cattiveria sia un modo di comportarsi esclusivamente femminile, sono mali tipici di un mondo che mette da parte l’amore e l’amicizia a favore del potere. Certo, le donne possono essere molto crudeli, soprattutto in una situazione in cui si deve dare il meglio di sé, in cui a contare è solo il successo, la perfezione, la scalata al comando. Ma sono circostanze che stimolano l’aggressività di tutti gli esseri umani, uomini e donne".
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.