30% di sconto per chi inserisce sulla piattaforma di prenotazione di ItaloTreno il codice “5MARZO30”: così, informalmente, l’ufficio stampa di NTV, la società che gestisce Italo, ci ha comunicato che, su richiesta di Arcigay Padova, ha attivato una convenzione valida per tutti i partecipanti alla manifestazione del 5 marzo di Roma, che prevede per l’appunto il 30% di sconto.
La polemica è del 25 gennaio scorso: ai partecipanti del Family Day Italo aveva infatti concesso uno sconto di eguale importo, sollevando su internet una scia infinita di polemiche soprattutto generate da una non adatta gestione dei social network, tanto da indurci a fare un articolo dal titolo “Italo discrimina, ecco le prove, con tanto di invito al boicottaggio. Poi, era venuto fuori che sempre a Padova due anni fa Italo aveva fatto una convenzione con il Pride Village della città veneta, notizia che noi avevamo dato in esclusiva. Infine, era intervenuto l’amministratore delegato di Italo, rassicurando sul fatto che si era trattato di una normale scelta dell’ufficio commerciale di concedere la convenzione e specificando che le sue idee personali non erano minimamente vicine a quelle dei partecipanti al Family Day.
Nel frattempo, per quanto riguarda la manifestazione del 5 marzo, ci sono notizie buone. Dopo la rivolta del popolo web contro la prima piattaforma politica della manifestazione, che non accennava minimamente al ddl Cirinnà, notizia che aveva generato molti timori di strumentalizzazione politica della stessa e che aveva indotto la stessa Monica Cirinnà ieri sulle nostre pagine a fare un appello agli organizzatori , poco fa sulla pagina Facebook della manifestazione sono comparsi una nuova piattaforma politica, nuovi slogan ed una nuova campagna di comunicazione che sostituisce quella precedente da molti considerata troppo aggressiva. Ecco quindi il documento pubblicato:
“Il 5 marzo sarà un giorno per guardare avanti a quelli che da sempre sono i nostri obiettivi, a tutto quello che ci spetta e che è ancora lontano: il matrimonio egualitario, l’adozione piena e legittimante, il riconoscimento dei figli alla nascita, la piena eguaglianza. Il 5 marzo sarà una piazza per i diritti e contro ogni discriminazione. Non pensavamo ci fosse bisogno di chiarirlo, ma in questi giorni abbiamo letto di tutto su questa manifestazione. E allora lo ricordiamo: il movimento LGBTI è fatto da persone che lottano per tenere alta la barra delle nostre rivendicazioni. Persone responsabili che, anche nella rabbia, nell’indignazione e nella delusione, mai chiederebbero di fermare il percorso di una legge che, seppur privata di quello che per noi era il suo cuore, registra un primo passo avanti per l’esistenza giuridica dei nostri amori. Non è mai stata nostra intenzione scendere in piazza contro una legge che garantisce tutele, ma il nostro messaggio è stato male interpretato e strumentalizzato. Un messaggio che ora rendiamo inequivocabile. E ora basta polemiche, questo sì. Guardiamo avanti. La legge sulle unioni civili farà la sua strada, com’è doveroso che sia. Noi, dobbiamo continuare a fare la nostra. E dobbiamo farlo ORA. Puntare diritti alla meta dell’uguaglianza e ritrovarci in piazza, tutte e tutti insieme, per far capire al Paese intero che non ci fermeremo finché le nostre figlie e i nostri figli non saranno tutelati come tutti gli altri; finché non ci sarà una sola legge, la stessa, per tutti gli amori. Il 5 marzo scenderemo in piazza perché non ci rassegneremo mai all’idea che per conquistare un diritto si debba lasciare indietro qualcuno. Di certo non i più deboli. Non i più piccoli. Lo faremo perché chi ama i diritti, li vuole per tutt*! E allora basta scuse, davvero. Ora basta aspettare: se ami i diritti anche tu, il 5 marzo ci vediamo in piazza.”
Il nuovo documento politico della manifestazione era atteso già da ieri: a convincere definitivamente gli organizzatori sarebbe stato un sondaggio molto partecipato sull’evento Facebook dedicato al 5 marzo, dove quasi la maggioranza dei partecipanti avevano detto di aderire perché era loro intenzione “sostenere la legge Cirinnà approvata al Senato e la stepchild con un intervento successivo” mentre la seconda opzione (“dire che non siamo felici e vogliamo molto di più: uguaglianza e dunque dignità”) aveva ottenuto molte meno preferenze. A precedere questo cambio di rotta era stata la principale associazione nazionale, Arcigay, che l’altro ieri era infatti già uscita con una dichiarazione congiunta della segreteria, guidata da Gabriele Piazzoni (in foto), molto diversa nei toni, specie sul ddl Cirinnà e sul delicato passaggio parlamentare che ancora la aspetta: “Il 5 marzo – vi si leggeva – a Roma noi diremo con chiarezza a coloro che pensano di poterci accontentare con questi provvedimenti che siamo solo all’inizio e che Arcigay, insieme alle altre associazioni, continuerà più decisa di prima a fare tutto ciò che serve per dire basta a coloro che pensano di poterci negare la piena cittadinanza e che pensano di poterci mettere su un gradino più basso rispetto agli altri cittadini. Questa legge non è un punto di arrivo, è un punto di inizio, la strada verso l’uguaglianza, il matrimonio egualitario e la fine di ogni tipo di discriminazione è ancora lunga e noi la percorreremo con forza e determinazione perché vogliamo niente di meno che tutto”.
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Ecco, molto meglio. Vediamo di sostenere TUTTI la legge fino alla sua approvazione alla Camera. Mi sento sereno adesso. Spero che nessuno sul palco esca fuori dal seminato, usando toni esasperati che risultrebbero francamente stupidi e puerili. Dovremmo chiedere a viva voce una legge che estenda le adozioni ai single ed alle coppie gay. La stepchild adoption non basta. Una coppia gay dovrebbe avere il diritto di adottare un figlio non biologico, come un single del resto. Troppa attenzione solo ai figli biologici. Questo non credo sia giusto. Facciamo un ulteriore passo avanti. Per tutti. Grazie. Io a Londra posso adottare da single o da sposato. In Italia NO. Questa credo sia una vergogna assoluta. Svegliatevi e rendetevene conto. Grazie.