Péter Gulácsi, 30 anni, 190 cm per 86 chili, portiere della nazionale ungherese e del Lipsia, è diventato il primo calciatore ungherese a essere andato “contro” il premier Viktor Orban. È stato il primo a criticare la nuova legge che limita ancora di più i pochi diritti della comunità LGBT in Ungheria, secondo la quale le coppie gay non potranno mai adottare un bambino.
Peter Gulacsi ha detto:
Una famiglia è una famiglia, non dipende dal sesso, dal colore della pelle o dalla religione.
E per sottolineare la sua posizione, ha disegnato nei guanti che usa per parare delle figure che rievocano la famiglia. È lo stesso simbolo che usa la comunità LGBT ungherese, quando protesta contro il governo ultra conservatore di Orban.
Con una semplice foto, di lui e di sua moglie, condivisa tramite Instagram, il portiere della nazionale ungherese ha dato il proprio supporto alla nostra comunità, spronando anche altri sportivi a fare lo stesso, che fino ad allora era rimasti in silenzio a osservare come un politico distruggeva una parte della sua popolazione.
La reazione dell’Ungheria all’uscita di Peter Gulacsi
Gulacsi, che dal 2007 non vive più in Ungheria per il suo lavoro (prima l’esperienza a Liverpool in Inghilterra, poi il passaggio a Salisburgo e infine in Germania per il Lipsia) è sempre stato osannato dai giornali sportivi ungheresi. Un eroe nazionale che, dopo il suo appoggio pubblico alla causa LGBT, è diventato un personaggio scomodo, da dimenticare. E così i giornali filogovernativi:
Insulta la nostra identità cristiana, non merita la maglia dell’Ungheria.
Altri, invece, hanno semplicemente censurato la notizia.
Una piccola crepa nell’Ungheria conservatrice
Il gesto di Peter Gulacsi è stato imitato anche da una calciatrice, Zsanett Jakabfi, centrocampista del Wolfsburg e della nazionale ungherese, che ha pubblicato una foto sui social co la stessa immagine del calciatore coetaneo.
Il calcio, come riporta La Stampa, è uno degli “strumenti” che utilizza lo Stato per far propaganda, per diffondere i propri ideali. È una tattica utilizzata da molti sport, non solo dal calcio. Ma se gli sportivi più conosciuti e acclamati prendessero una posizione diversa da quella del governo, ecco che la propaganda si trasformerebbe in un’arma a doppio taglio. Come fatto da Peter Gulacsi.
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