È nata una nuova coppia artistica, tutta al femminile. È formata dalla sublime Julianne Moore – dopo l’Oscar per Still Alice ormai nell’olimpo internazionale delle attrici top – e dalla rivelazione Greta Gerwig, profetessa del cinema indipendente e già icona per leggerezza e svagata simpatia. Sono loro le protagoniste della riuscita commedia Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini di Rebecca Miller, nelle sale italiane grazie ad Adler Entertainment (nel deserto cinestivo popolato da ripescaggi di magazzino brilla come un diamante, non perdetevelo).
All’apparenza è la classica commedia romantica indipendente molto dialogata, d’ispirazione alleniana – e ambientata in una dinamica New York che ‘fa molto Woody’ – ma innesta temi importanti con una certa profondità di scrittura per nulla scontata. La Maggie del titolo è un’insegnante single trentenne interpretata dalla solare Greta Gerwig che la rende buffa e dall’andatura un po’ incerta (ricorda non poco il film che l’ha resa nota a livello internazionale, l’aggraziato Frances Ha di Noah Baumbach). Desiderosa di avere un figlio ma incapace di portare avanti una relazione per più di sei mesi, Maggie convince un suo ex compagno del college, Guy (l’attore e modello australiano Travis Fimmel), a donarle il suo sperma per l’inseminazione artificiale. Ma nel frattempo conosce un fascinoso professore antropologo e scrittore, John Harding (Ethan Hawke) che tiene corsi complessi quali ‘Prospettive Fictocritiche delle Dinamiche Familiari’ ed è sposato a una collega competitiva e piena di boria che gli ha dato due figli, la danese Georgette (una strepitosa Julianne Moore: vi consigliamo di cercare una proiezione in lingua originale per gustarvi il curioso accento scandinavo ‘costruito’ ad hoc). Così il piano di Maggie viene stravolto, e più di una volta, poiché seguiranno innamoramenti e disamoramenti, con tentativi di ricomposizione di matrimoni e famiglie.
Evitando i clichés più triti tipici di certe ‘facili’ commediole sentimentali, si rende benissimo la capacità di manipolazione di Maggie puntualmente smentita dall’imprevedibilità dell’esistenza e quanto la famiglia contemporanea sia sempre più lontana dal modello classico di genitorialità ‘chiusa’ includendo spesso nel progetto educativo gli ex o i semplici amici (e Maggie ha i migliori rapporti proprio con gli ex fidanzati, quali Tony – Bill Hader, protagonista di un’esilarante scena incentrata sul lifting ai testicoli – che ha messo su famiglia con una collega di Maggie).
All’ultima Berlinale abbiamo chiesto in conferenza stampa alle protagoniste che cosa pensassero della stepchild adoption: “Avere una famiglia è una questione di diritti umani – aveva risposto Julianne Moore – Ogni individuo dovrebbe avere il diritto ad averla. Avere cura gli uni degli altri significa essere una famiglia”. “Credo che ogni individuo debba avere questo diritto – ribadiva Greta Gerwig – e ce ne sono di tipi diversi. Io ho un fratello e una sorella non biologici, mi sento fortunata.”
“Più invecchio, più vita vedo, più sento la necessità della commedia – ha dichiarato la Miller -. Credo che la commedia sia profondamente necessaria, come anche la capacità di ridere di noi stessi, e di guardare il mondo attorno a noi con umorismo: è una maniera indulgente di vivere. Maturando come artista e come persona, capisco quanto possa essere profonda la commedia. E così ho ceduto al mio desiderio di rendere felici le persone attraverso un film”.
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