Elżbieta, Anna e Joanna, tre attiviste per i diritti umani, erano state accusate in Polonia di aver “offeso il credo religioso” per aver semplicemente mostrato in pubblico l’effige di una Madonna con un’aureola arcobaleno. Arrestate nel 2019, le tre donne sono state ora assolte dal tribunale di Plock, perché il crimine, molto semplicemente, non esiste.
“Le attività delle attiviste sono state provocatorie, ma mirate a richiamare l’attenzione sull’omofobia nella chiesa di Płock“, ha precisato il giudice nel suo verdetto. “Lo hanno fatto per dimostrare che tali azioni erano inaccettabili”. “Non era intenzione delle attivisti insultare i sentimenti religiosi di nessuno o insultare l’immagine della madre di Dio. Le loro azioni miravano a proteggere le persone che erano state discriminate“.
Il giudice ha sottolineato come anche le persone LGBT + debbano avere il loro posto nella chiesa, per poi fare riferimento alle lettere scritte da più cattolici polacchi che hanno rivelato di non essersi sentiti offese dall’aureola arcobaleno. “Non ci sono atti sessuali nel dipinto, e solo tali atti sono considerati blasfemia nell’insegnamento della Chiesa”, ha osservato il giudice.
Il processo ai danni delle tre imputate, Elzbieta Podlesna, Anna Prus e Joanna Gzyra-Iskandar, era partito a gennaio, ovvero due anni dopo la loro installazione nella chiesa di Plock, che aveva associato le persone LGBT al crimine e al peccato. Le 3 attiviste erano state fermate ai sensi dell’articolo 196 del codice penale polacco, che conferisce alle autorità ampi poteri per perseguire e criminalizzare. Elżbieta Podlesna ha riferito che la polizia ha fatto irruzione nella sua casa e sequestrato i suoi beni, incarcerandola e interrogandola per diverse ore. Il caso, grazie anche ad Amnesty International, ha avuto risonanza internazionale, con più di 160.000 persone che hanno firmato una richiesta di assoluzione totale. Ora arrivata.
Catrinel Motoc di Amnesty International Catrinel Motoc ha così commentato la sentenza: “Le accuse contro queste donne non avrebbero mai dovuto essere presentate ed è assolutamente giusto che siano state assolte. Prendere di mira attivisti con accuse così assurde e infondate fa parte di un modello molto più ampio di molestie e intimidazioni nei confronti di attivisti per i diritti umani in tutta la Polonia. L’assoluzione di queste coraggiose paladine dei diritti umani dimostra che il tentativo di perseguimento penale non è stato altro che una tattica intimidatoria da parte delle autorità polacche. Li esortiamo a smettere di usare il sistema di giustizia penale per prendere di mira e molestare i difensori dei diritti umani semplicemente a causa del loro attivismo“.
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